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“Non bevete questo latte”, follia dell’Oms. Un solo caso (negli USA) ma la psicosi è globale. Cosa succede

Pubblicato: 13/05/2024 20:40

Per qualcuno siamo nell’era delle pandemie, ma potrebbe trattarsi anche di ipocondria, a ben vedere. Dopo il clima di panico – indotto – e la psicosi collettiva del Covid, mentre si parla della fantomatica Malattia X che neppure esiste ed è già considerata una minaccia, ora è l’influenza aviaria a far paura a molti, specie se interviene l’Organizzazione mondiale della sanità a consigliarci addirittura di non bere latte, se non quello pastorizzato. Un consiglio globale, eppure l’allarme dell’aviaria è circoscritto essenzialmente all’interno del continente americano: negli Stati Uniti l’influenza A/H5N1 sta infettando gli allevamenti bovini, oltre a diverse specie di animali: persino delfini, puzzole e orsi. Secondo i numeri del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, dalla fine di marzo a oggi sono state infettate circa 42 mandrie in nove Stati americani. Lo ripetiamo, ciò accade nel continente americano; in Europa, e dunque anche in Italia, non esiste al momento alcun rischio conclamato. (Continua a leggere dopo la foto)

Influenza aviaria, una ondata di panico

Eppure: “In tutti i Paesi – ha spiegato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – si dovrebbe consumare esclusivamente latte pastorizzato, perché il virus è stato rilevato nel latte crudo negli Stati Uniti, ma i test preliminari mostrano che la pastorizzazione lo uccide”, aggiungendo anche, durante la conferenza stampa periodica focalizzata sui più urgenti argomenti sanitari a livello globale: “Finora il virus non mostra segni di adattamento alla diffusione tra gli esseri umani, ma è necessaria una maggiore sorveglianza”. Peraltro, il salto di specie, ovvero la trasmissione dall’animale all’uomo, per stessa ammissione dell’Oms ha interessato una sola persona, un allevatore texano, colpito da sintomi sovrapponibili con quelli dell’influenza, nello specifico una congiuntivite emorragica, mica la lebbra, a fronte di almeno 220 persone monitorate e altre 30 sottoposte a test. Inoltre, il latte crudo non lo beve quasi nessuno e quello in vendita è naturalmente già pastorizzato, anche perché, con tutto quello che danno in pasto alle mucche negli allevamenti intensivi, chi si fiderebbe? (Continua a leggere dopo la foto)

Il “possibile candidato” per una nuova pandemia

E dunque perché allarmare il mondo intero? Paranoia, o magari sindrome del controllo? Ma torniamo ai fatti. E i fatti ci parlano del “bassissimo rischio che l’influenza aviaria, monitorata da decenni, possa diffondersi tra gli esseri umani”, come sostiene Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e professore di Igiene all’università del Salento, sollecitato dall’Adnkronos. Il virus dell’aviaria, infine, “è considerato da tempo – ancora nelle parole dell’epidemiologo – il possibile candidato per una nuova pandemia”. Ecco, non possiamo non augurarci che ciò non si avveri mai.

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