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Ricerca, scoperte le proteine che segnalano la formazione di un possibile tumore anche sette anni prima della diagnosi

Pubblicato: 15/05/2024 12:26

Ricercatori britannici scoprono proteine nel sangue in grado di segnalare un tumore sette anni prima della diagnosi. Due studi pubblicati su Nature fanno registrare progressi su un fronte molto sentito della ricerca medica. Arrivare con anni di anticipo a scoprire il cancro con un test del sangue e, magari, mettere a punto farmaci per prevenirlo in chi rischia di più.
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L’importanza della diagnosi preventiva

Arrivare alla diagnosi prima possibile è fondamentale. Per avere maggiori speranze di guarire, per farlo con terapie poco invasive. E anche per individuare le lesioni precancerose prima che si trasformino in una neoplasia vera e propria. Proprio in questa direzione la ricerca scientifica agisce da anni. In questo modo sono stati messi a punto gli screening oggi offerti gratuitamente dal nostro servizio sanitario nazionale, come mammografia per il seno, Pap test o Hpv-Dna test per l’utero e ricerca del sangue occulto nelle feci per il colon.

La grande speranza è quella di riuscire a scoprire la presenza di un tumore solo con un prelievo di sangue. Le ricerche britanniche, finanziate dal Cancer Research UK, hanno identificato in questo modo ben 618 proteine collegate a 19 tipi di cancro differenti, 107 delle quali sono state individuate nel sangue raccolto in pazienti almeno sette anni prima che ricevessero poi effettivamente una diagnosi.

Che cos’è la proteomica

Questo filone di ricerca è oggetto di studio in centinaia di laboratori in tutto il mondo e l’obiettivo è riuscire a prevenire la formazione di una neoplasia o, almeno, diagnosticarla ai suoi albori. Nello stesso panorama s’inquadrano i due studi britannici appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, basati sulla proteomica, la scienza che studia le proteine presenti all’interno delle cellule (ma anche di un tessuto o di un organismo) e quelle che dalle cellule vengono rilasciate e che circolano nel sangue.

Dall’analisi delle loro caratteristiche e del loro comportamento, sia prese singolarmente che nel loro insieme, i ricercatori contano di ottenere informazioni decisive per mettere a punto nuove strategie di diagnosi precoce e di cura per i tumori e anche per diverse altre malattie.

Agire con anni di anticipo

Nel primo studio, i ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue contenuti nella UK Biobank e prelevati da oltre 44mila persone, 4.900 delle quali hanno poi sviluppato un tumore. Tramite la proteomica gli scienziati hanno indagato 1.463 proteine contenute in un singolo prelievo ematico di ciascun partecipante, confrontando poi le proteine presenti nei «sani» e quelle delle persone che si sono ammalate di cancro per comprendere quali potrebbero essere spia del rischio di tumore.

Il risultato è stata l’individuazione di 182 proteine che si differenziavano nel sangue. tre anni prima della effettiva diagnosi oncologica. “Servono conferme e ulteriori analisi, ma il fine delle nostre indagini è capire cosa accade agli esordi di una neoplasia. In modo da poter salvare le vite dei malati – commenta Keren Papier, epidemiologa e prima coautrice dello studio -. I dati derivanti da migliaia di persone possono esserci di grande aiuto. Servono a mettere a fuoco come geni e proteine influenzano la formazione del tumore nel corso degli anni”.

Farmaci per prevenire i tumori

Nel secondo studio sono state valutate le informazioni genetiche derivanti da oltre 300mila casi di cancro. Per indagare quali proteine fossero coinvolte e quante potessero essere trattate con nuovi farmaci mirati già disponibili. Gli studiosi hanno così rintracciato nel sangue 40 proteine che influenzano il rischio di una persona di sviluppare 9 tipi di cancro. Hanno anche scoperto che alterandole potrebbe aumentare o diminuire il pericolo di tumore, ma questo può anche portare a effetti collaterali indesiderati.

“Il nostro scopo è arrivare ad avere dei farmaci che possono essere somministrati a persone sane a maggiore rischio di cancro. Per limitare il pericolo che lo sviluppino, ma prima di procedere con sperimentazioni sulle persone servono ancora approfonditi studi e verifiche”. Conclude Karl Smith-Byrne, epidemiologo, autore senior del primo studio e primo autore del secondo”. “Siamo lontani, ma facciamo progressi su una strada che una volta era impensabile”.

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Ultimo Aggiornamento: 17/05/2024 15:01