
“Uno dei crimini d’odio più aberranti degli ultimi anni”. Così, Federación Argentina LGBT descrive l’attacco subito da due coppie lesbiche, avvenuto a Buenos Aires domenica scorsa. Un uomo di 67 anni, “mentalmente instabile” e oggi in stato di arresto, avrebbe deliberatamente dato fuoco alla stanza di una pensione dove le donne alloggiavano, causando la morte di tre di loro e lasciando l’unica sopravvissuta condizioni critiche, con gravi ustioni e danni respiratori che necessiteranno, nelle prossime settimane, di cure intensive.
Il fuoco, propagatosi in tutto l’edificio, ha raggiunto anche le altre stanze. Non vi sono dubbi sulla natura dolosa dell’incendio: sul posto, i vigili del fuoco hanno rinvenuto stracci imbevuti di liquido infiammabile.
Pamela Cobbas, 52 anni, è deceduta poche ore dopo l’attentato; Mercedes Roxana Figueroa, coetanea, ha resistito per due giorni tra atroci sofferenze. Aveva ustioni sul 90 per cento del corpo. Per una settimana ha lottato tra la vita e la morte anche Andrea Amarante, 42 anni. Poi ha ceduto alle ustioni che le devastavano il corpo. L’unica sopravvissuta è Sofia Castro Riglos, 49 anni. Resta ricoverata in ospedale ma fuori pericolo.
L’uomo del rogo si chiama Justo Fernando Barrientos, ha 67 anni e anche lui viveva nello stesso stabile. Occupava la stanza vicina. Si è barricato in un luogo lontano dalle fiamme e ha tentato il suicidio con una sega. Senza successo.
Unanime la condanna al gesto. Un membro del collettivo dell’Assemblea lesbica di Barracas ha letto un comunicato nel quale denuncia l’intenzionalità del gesto. “Le hanno bruciate perché erano lesbiche. Donne che avevano trovato un rifugio per sfuggire al clima di odio e di discriminazione che cresce nel Paese”.
Anche il governo di Javier Milei ha tenuto a ribadire che ogni atto di violenza è ugualmente riprovevole. Ma il portavoce Manuel Adorni si è detto contrario “a parlare di un singolo episodio quando la violenza è qualcosa di più ampio. Ci sono uomini e donne che la subiscono e questo non può continuare ad accadere”.
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