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Gantz minaccia di lasciare il governo. E ora Netanyahu rischia

Pubblicato: 18/05/2024 21:27

Il governo israeliano affronta una nuova crisi che potrebbe indebolire ulteriormente la posizione di Benyamin Netanyahu, impegnato in una complessa operazione militare a Rafah. La situazione politica si è aggravata quando il ministro della Difesa, Yov Gallant, e il leader centrista, Benny Gantz, hanno espresso forti critiche al premier, aumentando la tensione all’interno dell’esecutivo.

Gantz ha dato un ultimatum a Netanyahu: se entro l’8 giugno non verrà presentato un piano d’azione complessivo su Gaza, che comprenda un futuro politico per la Striscia “in una direzione coordinata con USA, UE e paesi arabi”, lascerà il governo di unità nazionale. Questa richiesta mette in luce la crescente frattura all’interno del governo israeliano.

L’Ultimatum di Gantz

Durante una conferenza stampa, Gantz ha dichiarato: “Devi scegliere, se non lo farai, usciremo dal governo”. Ha chiesto alla leadership di adottare un piano strategico in sei punti, da approvare entro poche settimane. Tra le priorità indicate: “liberare gli ostaggi, smantellare Hamas e smilitarizzare Gaza“. Inoltre, ha insistito sulla necessità di una strategia condivisa con Stati Uniti, UE, arabi e palestinesi per creare un’alternativa a Gaza che non includa né Hamas né Abu Mazen.

Questa posizione ha generato forti tensioni nell’esecutivo. Gantz ha criticato duramente Netanyahu per la sua “indecisione” sul futuro post-conflitto della Striscia, accusando alcuni politici di “pensare solo ai propri interessi”. La sua critica si allinea con quella di Gallant, rendendo la situazione politica sempre più complicata per Netanyahu.

Situazione Militare

Nel frattempo, le operazioni militari a Rafah continuano senza sosta. Le trattative per il rilascio degli ostaggi sono state sospese a causa di profonde divergenze, in particolare sul termine della guerra e sul rilascio di terroristi detenuti da Israele. Nonostante ciò, le forze israeliane sono riuscite a recuperare il corpo di un altro ostaggio, Ron Benjamin, ucciso il 7 ottobre. Questa operazione ha anche portato al ritrovamento dei corpi di altri tre ostaggi, tra cui Shani Louk, una giovane tedesco-israeliana simbolo della tragedia.

Crisi Umanitaria

La crisi umanitaria a Gaza si sta aggravando. L’ospedale kuwaitiano ha denunciato un raid su un campo di sfollati che ha causato vittime, mentre i combattimenti continuano a Jabalya e nel centro di Gaza. In tutta la Striscia, l’Idf ha colpito oltre 70 obiettivi di Hamas nelle ultime 24 ore e ha annunciato l’eliminazione di due leader della Jihad islamica.

L’Unrwa riferisce che i palestinesi sfollati da Rafah sono arrivati a 800mila, quasi la metà della popolazione della Striscia, e gli aiuti umanitari rimangono insufficienti. Nonostante alcune consegne di aiuti dagli Stati Uniti, le pressioni su Israele per aprire i valichi di terra continuano. Washington è impegnata a prevenire un’ulteriore escalation del conflitto, con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan in visita in Arabia Saudita per colloqui con il principe ereditario Mohammed bin Salman e successivamente in Israele per incontrare Netanyahu.

Parallelamente, l’amministrazione Biden mantiene un canale di comunicazione aperto con Teheran. Secondo Axios, funzionari statunitensi hanno avuto incontri indiretti con rappresentanti iraniani in Oman, i primi da gennaio.

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Ultimo Aggiornamento: 19/05/2024 14:46

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