
Vulcani e sciame sismico ai Campi Flegrei, il geologo Mario Tozzi lancia l’allarme: “Sotto c’è qualcosa che preme. 600 mila persone non ci possono stare”. Intervistato dal Quotidiano nazionale, Tozzi spiega. “Siamo davanti a una crisi di bradisismo in atto da anni con un sollevamento parecchio pronunciato. I terremoti sono intimamente connessi a questi fatti. Una situazione paragonabile a quella degli anni Ottanta, come tipo di sequenza”.
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Il vero problema, spiega lo studioso e divulgatore, è più per lo stato dei Campi Flegrei: “È come se migliaia di persone fossero seduti su un supervulcano e invece di tenerlo sotto controllo e attenzionato, che fanno? Ci costruiscono sopra un ospedale, un ippodromo, una base militare, una città da 80mila abitanti. Qualsiasi cosa succede lì è un problema. Una zona che avrebbe dovuto diventare un grande parco naturale è invece «abitata da 600 mila persone. E ancora c’è gente che continua a venire qui perché è un posto splendido. Quindi non mi venite a raccontare la storia dello Stato malvagio. La verità è che lì non ci dovevano venire ad abitare, la gente non ci doveva stare”.

La situazione attuale
Questa notte non ci sono state scosse, dopo le 150 del 20 maggio e le 15 nella mattinata di ieri. E lo sgombero di 46 famiglie da Pozzuoli. La scossa più forte degli ultimi 40 anni, di magnitudo 4.4, è stata seguita ieri, 21 maggio, seguita da altre quattro nel pomeriggio.
Oggi, 22 maggio, la premier Giorgia Meloni presiederà un vertice a Palazzo Chigi con i ministri interessati. Secondo il responsabile della Protezione Civile, Nello Musumeci, ci saranno “ulteriori interventi da parte del governo, dopo quelli già promossi e in corso di attuazione. Sono in costante contatto con il presidente del Consiglio che segue la situazione”.
I vulcani e i terremoti
Quella dei Campi Flegrei è in primo luogo una crisi bradisimica, ovvero ha una serie di eventi associati tra cui fra i quali la risalita di gas dalla profondità della terra. Il magma, muovendosi, libera il gas. L’eruzione è in teoria probabile, visto che il Vesuvio ha eruttato settanta volte negli ultimi 15 mila anni. Non si tratta di un pericolo imminente, perché non ci sono segnali, per ora, che questo possa accadere.
Nel biennio 1982-1984 il terreno si alzò per nove centimetri al mese e un totale di 1,80 metri. E anche la sismicità all’epoca fu superiore. Poi il fenomeno si fermò. E la stessa cosa potrebbe accadere oggi. Mauro De Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, dice che l’innalzamento del terreno “è uno degli aspetti che stiamo monitorando con maggiore attenzione. No, al momento non abbiamo rilevato punti critici”.
Tozzi: “Qualcosa preme sotto la crosta”
Eppure le analisi dei gas stanno “evidenziando un aumento delle temperature e della pressurizzazione del sistema idrotermale superiore. I valori del gas emesso sono pari a 4.500 tonnellate di CO2 al giorno in alcune località. È un valore importante”. È la spiegazione di Mario Tozzi. “Le scosse sono dovute alla sollecitazione della crosta terrestre, alla spinta dal basso di qualcosa che preme. Che questa cosa che prema siano fluidi idrotermali in testa alla colonna magmatica, cioè caldi, liquidi e gassosi, oppure che sia magma che spinge, non lo sappiamo. E la differenza fra le due ipotesi è importante”. Quando, invece, è il magma a spingere, “vuol dire che siamo prossimi a un’eruzione. Ma per quel che ne so è al momento a 5 mila metri e quindi possiamo stare tranquilli”.
Il problema delle vie di fuga
Secondo Tozzi le vie di evacuazione sono presenti “perché se ci fosse una tremenda eruzione lì non potresti più tornare. Semmai potremmo obiettare sulle esercitazioni che sono state poche perché la gente non le vuole fare”. Gli amministratori locali “hanno consentito l’inconsentibile. A un certo punto bisognava dire stop alle costruzioni e all’arrivo di altre famiglie, ricordandoci che sono posti pericolosi, e che nel 1538 è nato da sotto la zappa il Monte Nuovo. E invece continuiamo a far finta di nulla”.