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“La vita che ci avevano promesso i nostri genitori non esiste più!” Storia di Michelangelo e di una generazione tradita

Pubblicato: 23/05/2024 08:30
Michelangelo Vood

Come vivono i ragazzi di oggi, come stanno? Qual è la loro situazione lavorativa e psicologica? Riescono a mantenersi? Il quadro in Italia è sempre più drammatico. Oggi raccontiamo la storia di Michelangelo, 32 anni, nato in Basilicata e che vive a Milano dove coltiva il sogno della musica. Michelangelo Vood è un cantautore, e ha raccontato la sua storia a VanityFair , una storia che dice molto delle difficoltà di una generazione intera. Il ragazzo vive in affitto, in una città sempre più inaccessibile per i costi, in una casa condivisa con altre 3 persone, come tanti. Ha un lavoro precario e lotta ogni giorno per tenere in vita il suo sogno. “Ero un bambino quando uno dei miei giochi preferiti era proiettarmi in avanti con la mente per immaginare come sarebbe stata la mia vita a 30 anni”, racconta. “In quella visione c’era una casa tutta mia, un lavoro stabile che mi permettesse di vivere una vita serena, una bella macchina e qualcuno al mio fianco con cui condividere gioie e dolori, un cane e magari dei figli. Di colpo ho 30 anni e di quell’elenco di cose forse la più realistica sarebbe prendere un cane, ma non lo faccio perché a stento riesco degnamente a badare a me stesso, figurati a un cane”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Spiega Michelangelo Vood: “All’improvviso la vita che ci avevano promesso i nostri genitori non esisteva più. È come se ci avessero allenato per tutta la vita a correre i 100 metri, ma il giorno della gara scopriamo che in realtà dobbiamo correre una maratona”. E quindi ecco che Michelangelo, come tanti suoi coetanei, non ha una casa tutta sua, anche perché un mutuo non glielo dà nessuno a chi è nella sua e nella loro condizione. Il lavoro? È tanto, ma più di metà stipendio lo spendi in affitto. La famiglia è lontana. Le auto? Solo quelle del car-sharing, se va bene. Dice il cantautore: “Ho paura che la mia generazione abbia rinunciato ai propri sogni, e che l’abbia fatto in nome di quella grande rincorsa che serve a rimettersi in carreggiata e recuperare il tempo perduto. Alla mia età si dovrebbe essere già ‘sistemati’, e poco importa se ‘sistemati‘ non faccia rima con ‘felici'”.

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