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Edi Rama scarica Meloni sui centri migranti: “È una cosa italiana”

Pubblicato: 24/05/2024 08:34
Accordo Italia-Albania sui migranti: cosa comporta e cosa non torna sulla questione rimpatri
Edi Rama e Giorgia Meloni

È un racconto illuminante quello apparso su Repubblica, e che mostra una versione di Edi Rama lontata da quella fornita dalle foto sorridenti con Giorgia Meloni. Un incontro tra un giornalista ed il Presidente Rama si trasforma infatti in un meeeting confidenziale nel quale il secondo ha mostrato forti titubanze per quanto riguarda il progetto ufficialmente albanese-italiano sui centri migranti che, a dirla tutta, ancora non esistono.
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Edi Rama, con i suoi 2 metri e un centimetro, è difficile da non notare. È il leader più alto del mondo occidentale. Lomriporta Rep: “Quando gli ho scritto, ha risposto dicendo che in Albania l’ospitalità è sacra e che voleva incontrarmi subito. Tirana intorno a noi è un gigantesco cantiere, con gru che sollevano grattacieli a tempo di record. “Presidente, voi ormai costruite palazzi in una notte, e il centro italiano per i migranti in Albania è fatto solo di quattro ruspe abbandonate. C’è qualcosa che non va”, gli dico”.

Rama assume subito l’espressione di un severo commissario d’esame e spiega che «quella roba lì è solo italiana. L’Albania ha dato disponibilità e terreni, ma nulla di più».

Farlo è facile, farlo funzionare è difficile

Un pezzo del porto di Shengjin e una ex base militare abbandonata a Gjader sono stati messi a disposizione per i centri migranti. Il resto sono affari italiani: una questione di appalti pubblici e subcontratti. “Ma siete sicuri che non sia già pronto?”, chiede malizioso. “E su presidente… non faccia così”, rispondo. Rama, diventando confidenziale, aggiunge: “Amico mio, il centro comunque in qualche mese sarà pronto. Ma il problema sarà farlo funzionare. Sarà molto difficile per le procedure: come fai a far ruotare 3000 persone in 28 giorni con la burocrazia italiana e con le regole europee?”.

Il premier prevede ricorsi e battaglie politiche, spiegando che le leggi non sono quelle albanesi, ma affari italiani. Si dice che Rama sia un po’ in freddo con i socialisti europei. Che non sia venuto a Roma al congresso del Pse anche per questi centri di “esternalizzazione” dei migranti: non sono proprio una grande idea progressista. E che quindi voglia lanciare qualche segnale di riavvicinamento.

“Anche questo piano Mattei… come fai a portarlo avanti? Sì, puoi fare accordi, aprire centri in Tunisia o in Libia. Ma sai quanti soldi ci sono in ballo sul traffico dei migranti su quelle coste? Ed è tutto gestito molto in alto”. Rama cita rapporti dei servizi di mezza Europa, sostenendo che non basta la volontà politica: “L’unica strategia sarebbe diluviarli di soldi. Ma tanti, tanti. Lo sai chi ci vorrebbe? D’Alema ci vorrebbe!”.

Rama si illumina parlando della baia di Valona nel ’98, nelle mani degli scafisti. “Poi arrivò Massimo, misero un radar sull’isola di Saseno, nel canale d’Otranto, aprirono canali di immigrazione agevolata, e poco a poco finì tutto: oggi ci sono mezzo milione di albanesi in Italia”.

Mentre parliamo, la fila di persone che vuole fare selfie con Rama si ingrossa. Le foto risultano sempre paradossali: il premier gigante e gli avventori inevitabilmente più bassi. Una turista, delusa dal suo nuovo selfie, commenta: “È come con Meloni… siamo sproporzionati!”.

L’incontro con Edi Rama a Tirana offre uno sguardo approfondito sulle sfide e le complessità della politica migratoria e delle relazioni internazionali. Tra battute confidenziali e riflessioni serie, Rama dimostra di avere una visione chiara delle difficoltà che l’Europa deve affrontare. Mentre Tirana continua a crescere a ritmi vertiginosi, il premier albanese rimane un punto di riferimento per molti, non solo in Albania ma in tutto il contesto politico europeo.

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Ultimo Aggiornamento: 24/05/2024 09:00