
Le dichiarazioni che il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg ha rilasciato oggi in un’intervista all’Economist non lasciano spazio a fraintendimenti. “Bisogna togliere il veto all’Ucraina per l’uso di armi occidentali contro la Russia“, ha dichiarato Stoltenberg. “Penso che sia giunto il tempo per gli alleati della Nato di eliminare molte delle restrizioni imposte sull’uso delle armi donate all’Ucraina, perché specialmente adesso, in un momento in cui si combatte vicino al confine, negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi sul territorio Russo renderebbe molto difficile per loro difendersi”. Secondo qualcuno l’intervento di Stoltenberg è rivolto a Biden e all’amministrazione americana. Ma è una visione parziale. Perché il Segretario Generale ha rivolto il suo appello a tutti gli alleati. Quindi è inutile girarci intorno: la sua dichiarazione, più che un monito ad aiutare l’Ucraina – una richiesta che sembra oltretutto tardiva vista la situazione nei dintorni di Kiev -, suona come un invito ad accettare l’idea di un conflitto globale. (continua dopo la foto)

Un conflitto, oltretutto, che ricadrebbe quasi completamente sull’Europa e che si svolgerebbe sul territorio europeo. Le parole di Orban, pronunciate ieri e tanto criticate, sulla “preparazione alla guerra” che sarebbe in atto nell’Alleanza Atlantica assumono quindi nuovi significati. Mosca ha già specificato più volte che l’uso di armi occidentali contro il suo territorio sarebbe considerato un atto diretto di guerra. E su tutto questo aleggia lo spettro dell’uso del nucleare, o perlomeno delle armi atomiche tattiche. La scelta di consentire l’uso di armi occidentali da parte dell’Ucraina in territorio Russo, quindi, sarebbe devastante. Perché porterebbe il conflitto su tutt’altro livello. Quindi la palla adesso passa all’Europa. E le risposte non sembrano essere univoche. Da una parte, Macron testa i nuovi missili a testata nucleare e propone un “ombrello atomico francese” a difesa del Continente. Dall’altra, la risposta italiana è di tutt’altro segno. (continua dopo la foto)

Sia Tajani, sia Salvini, sono intervenuti per dichiarare che l’Italia non è in guerra con nessuno. Il leader di Forza Italia ha detto che “le scelte di Kiev sono scelte di Kiev. Noi non manderemo un militare italiano in Ucraina e gli strumenti militari mandati dall’Italia vengono usati all’interno dell’Ucraina. Noi lavoriamo per la pace“. Una posizione che sarebbe stata saggia se adottata in precedenza, quando la situazione era meno drammatica. Certo non è colpa di Tajani. Ma se Kiev decidesse di colpire con armi occidentali in territorio Russo, questi distinguo risulterebbero piuttosto deboli. Perché ormai queste dinamiche volano alte sulle nostre teste. E se davvero gli Usa fossero disposti a mettere a rischio la pace mondiale con un’iniziativa di questa portata, ci troveremmo coinvolti anche contro volontà in una dinamica che diventa sempre più pericolosa.