
Gli ucraini di Kharkiv osservano impotenti l’ammassamento delle truppe russe oltre la frontiera, consapevoli che una nuova invasione da nord potrebbe colpire la loro città. Non possono neanche avvicinarsi al confine per rafforzare le fortificazioni, perché sarebbero immediatamente sotto il fuoco dell’artiglieria russa. Sabato scorso, i soldati ucraini che manovrano la contraerea si sono trovati di fronte a una situazione assurda: vedevano i bombardieri russi alzarsi in volo dallo spazio aereo russo, ma non potevano abbatterli prima che sganciassero le bombe sulla città. Così, sono costretti ad attendere impotenti l’arrivo delle bombe, per poi contare i danni e le vittime.
La sicurezza con cui Mosca invia i suoi aerei sopra la regione di Belgorod, sapendo che non verranno abbattuti, è un incentivo a intensificare i bombardamenti su Kharkiv. Diversamente, la città di Zaporizhzhia, pur vicina alla linea del fronte, è meno colpita perché gli aerei russi rischiano di essere abbattuti. Per questo, gli abitanti di Kharkiv hanno soprannominato le bombe da cinquecento chili che li colpiscono “bombe impunite”, perché chi le sgancia non corre alcun pericolo.
La situazione potrebbe cambiare se il Cremlino sapesse che anche i suoi bombardieri nei cieli di Belgorod potrebbero essere abbattuti dai missili Patriot americani. Una maggiore prudenza da parte delle forze armate di Vladimir Putin potrebbe significare meno bombardamenti e quindi meno vittime e distruzioni. Per questo, gli ucraini hanno chiesto al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, di permettere loro di colpire gli obiettivi militari russi. Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha già espresso il suo sostegno, citando il diritto internazionale che permette la legittima difesa anche oltre i propri confini. Tuttavia, la decisione finale spetta al presidente americano Joe Biden, che non ha ancora risposto.
In sintesi, gli ucraini di Kharkiv si trovano in una situazione disperata, vittime di regole internazionali che li costringono a subire attacchi senza poter rispondere adeguatamente. La comunità internazionale deve agire per cambiare questa dinamica, permettendo a Kyiv di difendersi efficacemente e proteggere i suoi cittadini da ulteriori sofferenze.
Kharkiv vive giorni di terrore, i suoi abitanti sono ostaggi di una guerra che sembra non avere fine. Le regole internazionali, imposte dagli americani, vietano agli ucraini di abbattere i bombardieri russi prima che sgancino il loro carico di morte. Secondo queste norme, non si può rispondere con proiettili fabbricati negli Stati Uniti perché i russi si trovano in territorio russo.
Gli ucraini di Kharkiv osservano impotenti l’ammassamento delle truppe russe oltre la frontiera, consapevoli che una nuova invasione da nord potrebbe colpire la loro città. Non possono neanche avvicinarsi al confine per rafforzare le fortificazioni, perché sarebbero immediatamente sotto il fuoco dell’artiglieria russa. Sabato scorso, i soldati ucraini che manovrano la contraerea si sono trovati di fronte a una situazione assurda: vedevano i bombardieri russi alzarsi in volo dallo spazio aereo russo, ma non potevano abbatterli prima che sganciassero le bombe sulla città. Così, sono costretti ad attendere impotenti l’arrivo delle bombe, per poi contare i danni e le vittime.
La sicurezza con cui Mosca invia i suoi aerei sopra la regione di Belgorod, sapendo che non verranno abbattuti, è un incentivo a intensificare i bombardamenti su Kharkiv. Diversamente, la città di Zaporizhzhia, pur vicina alla linea del fronte, è meno colpita perché gli aerei russi rischiano di essere abbattuti. Per questo, gli abitanti di Kharkiv hanno soprannominato le bombe da cinquecento chili che li colpiscono “bombe impunite”, perché chi le sgancia non corre alcun pericolo.
La situazione potrebbe cambiare se il Cremlino sapesse che anche i suoi bombardieri nei cieli di Belgorod potrebbero essere abbattuti dai missili Patriot americani. Una maggiore prudenza da parte delle forze armate di Vladimir Putin potrebbe significare meno bombardamenti e quindi meno vittime e distruzioni. Per questo, gli ucraini hanno chiesto al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, di permettere loro di colpire gli obiettivi militari russi. Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha già espresso il suo sostegno, citando il diritto internazionale che permette la legittima difesa anche oltre i propri confini. Tuttavia, la decisione finale spetta al presidente americano Joe Biden, che non ha ancora risposto.
In sintesi, gli ucraini di Kharkiv si trovano in una situazione disperata, vittime di regole internazionali che li costringono a subire attacchi senza poter rispondere adeguatamente. La comunità internazionale deve agire per cambiare questa dinamica, permettendo a Kyiv di difendersi efficacemente e proteggere i suoi cittadini da ulteriori sofferenze.