
Franz Kafka, un autore che personifica l’idea di incompiutezza perfetta, è una figura che sfugge a ogni classificazione rigida. Non era completamente ebreo, completamente tedesco, né completamente ceco. La sua vita e la sue opere sono pervase da una costante incertezza, rispecchiando una grandezza di cui lui stesso dubitava. Morì il 3 giugno 1924, consumato dalla tubercolosi, poco prima di compiere 41 anni. Tuttavia, questa vita incompiuta non gli ha impedito di entrare nel pantheon della letteratura mondiale. Kafka è inconfondibile; il suo stile “kafkiano”, è unico e inimitabile.
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Una famiglia ebrea nella Praga magica
Nato il 13 luglio 1883 nella città vecchia di Praga, Franz Kafka era il primogenito di una famiglia ashkenazita. Suo padre Hermann gestiva un’attività commerciale, mentre sua madre Julie Lowy proveniva da una famiglia benestante. I suoi fratelli, Georg e Heinrich, morirono giovani, mentre le sorelle Elli, Valli e Ottla furono vittime dell’Olocausto. Kafka crebbe in un ambiente culturalmente ricco e variegato, dove il tedesco era la lingua principale e il ceco una seconda lingua meno padroneggiata. Nonostante gli studi universitari in giurisprudenza, chimica e germanistica, Kafka seguì il desiderio del padre e completò gli studi di legge, lavorando poi per le Assicurazioni Generali dal 1906 al 1922.
La scrittura era il mezzo di Kafka per evadere dalla monotonia quotidiana. Pubblicò i suoi primi racconti nel 1908 sulla rivista Hyperion e nel 1914 si fidanzò con Felice Bauer, senza però arrivare al matrimonio. La sua produzione letteraria non si tradusse in un successo immediato; nessun romanzo fu pubblicato durante la sua vita, e molti dei suoi capolavori, come “Il processo”, “Amerika” e “Il castello”, rimasero incompiuti. Tuttavia, la sua genialità lo collocò nell’Olimpo dei grandi classici della letteratura, lasciando un’impronta indelebile.
I capolavori inediti e incompleti
Nonostante la sua carriera letteraria breve, Kafka creò opere di straordinaria profondità. I suoi racconti, come “La metamorfosi”, furono pubblicati su riviste, ma i suoi romanzi principali rimasero incompleti. Questa mancanza di finali definitivi sembrava riflettere l’idea di una fine aperta, un marchio distintivo del suo stile. Kafka, uomo del suo tempo e senza tempo, attraversò epoche di grande cambiamento, dalla Belle Époque alla Prima Guerra Mondiale, immergendosi nelle trasformazioni tecnologiche e culturali del suo secolo.
Kafka scriveva in tedesco, ma le sue lettere sentimentali erano in ceco. Fu attratto dallo yiddish solo in un secondo momento, sviluppando un amore forte per questa lingua. Le sue relazioni con le donne, da Felice Bauer a Dora Diamant, riflettevano la sua complessa visione dell’amore, oscillante tra la passione carnale e l’idealizzazione. Sognava una vita semplice in Palestina con Dora, ma la malattia lo costrinse a vivere nel sanatorio di Kierling, vicino a Vienna, dove passò i suoi ultimi giorni.
L’ultima richiesta e la metamorfosi perfetta
Conscio della sua imminente fine, Kafka chiese all’amico Max Brod di bruciare tutti i suoi scritti dopo la sua morte. Tuttavia, Brod, riconoscendo la grandezza di Kafka, disobbedì a questa richiesta, preservando così il suo straordinario patrimonio letterario. Anche le donne della sua vita conservarono le sue lettere e i suoi diari. Sebbene molte opere siano andate perse durante la guerra, il pensiero e l’opera di Kafka sopravvissero, diventando una “metamorfosi perfetta” che cementò la sua eredità nella storia della letteratura.