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Quando Lino Banfi si indigna per il linguaggio delle Cariche: il mondo alla rovescia, “noi eravamo guitti, non politici”

Pubblicato: 30/05/2024 10:46

Abitiamo in un Paese dove il commediante de L’ Esorciccio finisce per essere un moderato in confronto alla Presidente della Repubblica ed al Pontefice Sommo. Dopo lo “str**za” della Meloni il dibattito è esploso: la sdoganazione della parolaccia fin dove arriva? Non si sa, a quanto pare, ma Lino Banfi tenta di prendere parte alla conversazione nazionale sul turpiloquio. Lui, il personaggio della commedia che forse di più ne ha usate, di parolacce, con un’intervista entra a pieno pari nel dibattito.
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Lino Banfi e il turpiloquio (ma solo per il cinema”

Pugliese, mimica e turpiloquio: questi gli ingredienti della ricetta banfiana. Ora, a La Stampa, spiega però che secondo lui fuori dal rettangolo della cinepresa occorre moderarsi: “Anche io ho abusato della parola, lo ammetto, giocando però, per far divertire la gente, prima che accadessero le cose attuali. Ma mi faccia dire, c’è differenza tra cinema e realtà. E tra le mie parolacce e quelle di cui stiamo parlando”. Davanti alle ultime uscite di Papa Francesco (l’ormai indimenticabile “frociaggine”) e Giorgia Meloni, Banfi non ha dubbi: “E noi eravamo, attori, guitti, non certo politici. Tanto che tutti oggi mi riconoscono il garbo. E vorrei che un giorno venisse premiata la mia misura, il fatto di non eccedere mai nemmeno quando potevo”.

La Meloni? Per lui avrebbe perso la misura: “La cosa difficile da avere è la misura. Anche nel mio campo, quando ti viene una battuta facile, ma sai che non è appropriata il difficile è fermarsi (…) Qualcosa da insegnare in effetti ce l’ho, ripeto, a iniziare dal garbo, anche quando facevo i film che voi definite scollacciati per le belle ragazze svestite e anche per le parole”. 

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