
Metà dei campioni di pollo prelevati da punti vendita Lidl in giro per l’Europa, compresi quelli italiani, contiene batteri antibiotico-resistenti. Lo rivela l’ultima inchiesta di Essere Animali, sulla presenza di batteri patogeni e resistenti agli antibiotici, condotta in collaborazione con le associazioni Fondazione Albert Schweitzer (Germania), Observatorio de Bienestar Animal (Spagna), Open Cages (Regno Unito) e Otwarte Klatki (Polonia).
L’uso di antibiotici negli allevamenti intensivi ha portato al progressivo aumento dell’antibioticoresistenza e quindi dei morti: nel 2019 sono decedute più di 1,2 milioni di persone nel mondo a causa di questo fenomeno e nel 2050 il numero potrebbe raggiungere i 10 milioni.
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Le cinque associazioni hanno acquistato un totale di 142 prodotti a marchio Lidl in 22 discount della catena sparsi tra Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Polonia. Per quanto riguarda l’Italia, Essere Animali ha comprato 24 confezioni di carne fresca di pollo (sei di cosce, quattro di sovracosce, due di fusi e sei di petto) in quattro punti vendita di Roma, Firenze e Milano. Dopo l’acquisto, la carne è stata riposta in borse frigo e trasportata in laboratorio con un mezzo refrigerato, per mantenere la catena del freddo. I test microbiologici si sono concentrati su due punti in particolare: batteri antibiotico-resistenti e batteri associati alle più importanti infezioni di origine alimentare. Il laboratorio ha analizzato la carne per verificare la presenza di alcuni batteri quali Salmonella, Campylobacter jejuni, Listeria monocytogenes, Escherichia coli ed Enterococcus e di altri batteri resistenti agli antibiotici (in particolare batteri produttori di ESBL e stafilococco aureo resistente alla meticillina).
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Nel report è specificato che la carne che entra nella casa delle persone rappresenta un “possibile” rischio di contrarre infezioni di origine alimentare che però vengono “neutralizzate” dalla cottura. Nonostante questo, però, il fatto che la carne “venga in contatto con superfici e utensili, oltre che con le mani di chi la prepara” può “rendere questi oggetti a loro volta potenziali vettori di trasmissione”.
“Le possibili infezioni di questi batteri diventano ancora più preoccupanti quando questi portano con sé geni in grado di conferire loro resistenza agli antibiotici” sottolinea ancora Essere Animali. “Aderendo allo European Chicken Commitment – continua l’associazione -. Lidl si impegnerebbe a ridurre le densità di allevamento, abbandonare le razze a rapido accrescimento e garantire agli animali un ambiente migliore in cui esprimere i propri comportamenti naturali”.

Secondo l’ultimo piano di monitoraggio del Ministero della Salute, rispetto alla media europea, in Italia la presenza di batteri multiresistenti nelle filiere italiane di polli da carne è elevata, con una proporzione più elevata di E. coli produttore di ESBL/AmpC in confronto alla media europea. In particolare, dalle analisi del monitoraggio ministeriale su campioni di carne al dettaglio nel 2020 quasi la metà dell’E. coli (46,8%) ha mostrato multiresistenza agli antibiotici (fino a sette molecole diverse contemporaneamente). La stessa percentuale rilevata dalle analisi di Essere Animali sulla carne a marchio Lidl.