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Scoperta incredibile nel Golfo di Napoli: a 500 metri di profondità si nasconde una scogliera di coralli antichissima

Pubblicato: 10/10/2025 17:51

Un’eccezionale scoperta illumina i fondali del Golfo di Napoli, svelando un tesoro naturale finora celato nelle profonde acque marine: una grande e antica scogliera corallina a circa 500 metri di profondità sotto il livello del mare. Questo ritrovamento, di straordinaria importanza per l’ecosistema italiano, è il frutto delle ricerche condotte dalla nave oceanografica Gaia Blu del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

L’iniziativa rientra nell’ambito della spedizione scientifica Demetra, coordinata con perizia e dedizione dall’Istituto di Scienze Marine (Ismar) del CNR di Bologna, dimostrando ancora una volta l’eccellenza della ricerca scientifica italiana nella comprensione e nella tutela del patrimonio marino.

La spedizione scientifica Demetra e la collaborazione inter-istituzionale

La missione Demetra si configura come un progetto di ampio respiro, mirato all’esplorazione e alla caratterizzazione degli habitat marini profondi nel Golfo di Napoli, una zona di grande interesse geologico e biologico. La sua riuscita è resa possibile da una solida e multidisciplinare collaborazione che vede la partecipazione di alcune delle più prestigiose istituzioni di ricerca e università italiane.

Oltre al CNR-Ismar di Bologna, che ha il ruolo di capofila e coordinatore scientifico con il capo missione Giorgio Castellan, contribuiscono attivamente alla campagna la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, un punto di riferimento storico per la biologia marina; l’Università Politecnica delle Marche e l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Questa sinergia tra enti di ricerca e accademici garantisce un approccio integrato allo studio dell’ambiente marino, combinando competenze che spaziano dalla geologia marina alla biologia, dall’oceanografia fisica all’ecologia. La nave Gaia Blu, una piattaforma all’avanguardia per la ricerca in alto mare, è il cuore operativo della missione, dotata di strumentazioni sofisticate essenziali per l’indagine a grandi profondità.

Tecnologia all’avanguardia per l’esplorazione abissale

La rivelazione di queste imponenti strutture coralline è stata possibile grazie all’impiego di una tecnologia sottomarina avanzata: un veicolo sottomarino a controllo remoto (ROV). Questi droni subacquei, manovrati da personale specializzato a bordo della nave, consentono di esplorare e documentare i fondali marini a profondità irraggiungibili per i sommozzatori, superando le sfide ambientali come l’oscurità totale e l’alta pressione. Il ROV, equipaggiato con telecamere ad alta definizione, sonar e bracci robotici per la raccolta di campioni, ha fornito le prime, nitide immagini di questa foresta sottomarina, confermando l’esistenza di strutture coralline che si estendono per larghezze che superano i due metri. L’utilizzo di questa tecnologia non solo ha permesso la scoperta, ma sta anche consentendo ai ricercatori di condurre osservazioni dettagliate in situ e di raccogliere dati cruciali per comprendere l’ecologia e la storia geologica di questo singolare habitat.

La composizione della scogliera: un ecosistema di coralli profondi

La scogliera corallina profonda appena scoperta è un vero e proprio mosaico di vita marina, caratterizzato da una diversità di specie adattate a vivere in condizioni di totale assenza di luce solare. La sua struttura è edificata principalmente dai cosiddetti ‘coralli bianchi’, un termine comune per indicare le specie coralline che, a differenza dei loro cugini tropicali che vivono in simbiosi con le alghe zooxantelle e ne acquistano il colore, non possiedono questa simbiosi e appaiono quindi privi di colore. Questi coralli, che si nutrono filtrando il plancton dall’acqua, sono i principali architetti delle barriere coralline di profondità (o cold-water corals), creando habitat tridimensionali vitali. Accanto a questi coralli costruttori, la spedizione ha identificato la presenza di coralli neri, noti per la loro longevità eccezionale, coralli solitari e una ricca comunità di spugne marine di varie forme e dimensioni. L’intero ecosistema è popolato anche da altre specie di grande importanza ecologica, che trovano in queste strutture riparo, nutrimento e siti riproduttivi, trasformando la scogliera in un vero e proprio hotspot di biodiversità sottomarina.

Importanza ecologica e la necessità di tutela

La scoperta di una scogliera corallina così estesa e ben conservata a 500 metri nel Golfo di Napoli riveste un’importanza ecologica fondamentale. Le barriere coralline di profondità, pur essendo meno conosciute di quelle tropicali, svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi marini globali. Fungono da nicchie ecologiche complesse, aumentando notevolmente la biodiversità locale e offrendo rifugi vitali per numerose specie ittiche e invertebrati, alcune delle quali potrebbero essere nuove per la scienza. Il loro ritrovamento nelle acque italiane, come sottolineato dal capo missione Giorgio Castellan, è “un ritrovamento eccezionale per i mari italiani“, ponendo l’accento sulla ricchezza ancora inesplorata dei nostri fondali. Questa scoperta, dunque, non è solo una notizia scientifica, ma un urgente richiamo alla conservazione. Questi habitat sono estremamente vulnerabili a impatti antropici come la pesca a strascico, l’inquinamento acustico e l’alterazione delle correnti marine dovuta ai cambiamenti climatici. I risultati della spedizione Demetra forniranno le basi scientifiche indispensabili per la designazione di un’area marina protetta o per l’implementazione di misure di gestione specifiche volte a salvaguardare l’integrità di questa preziosa e antica struttura corallina, garantendone la sopravvivenza per le future generazioni. La ricerca prosegue ora nell’obiettivo di svelare tutti i segreti che questa città sottomarina custodisce.

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