
Il Consiglio dei Ministri ha approvato nuove norme per incrementare i costi del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina oltre i 14 miliardi di euro, permettendo anche assunzioni di cinquanta nuove persone nella società Stretto di Messina. Queste misure comprendono l’approvazione “a stralci” del progetto esecutivo, consentendo ai privati di iniziare i lavori anche senza il completamento dell’iter autorizzativo e di richiedere penali fino al 10% del mancato guadagno per le parti non realizzate.
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Il pacchetto “terre rare”
Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, critica duramente il decreto, affermando che trasforma il governo in un “bancomat di Stato” senza garanzie sulla realizzabilità del ponte a campata unica, viste le numerose obiezioni tecniche sollevate anche da enti statali. Il decreto, incluso nel pacchetto “terre rare”, apporta significativi vantaggi alla società Stretto di Messina e ai privati del consorzio Eurolink, modificando innanzitutto il decreto del 2023 per superare le difficoltà autorizzative di un progetto ideato quasi venti anni fa.
Un aspetto cruciale del decreto è l’eliminazione del termine del 31 luglio 2024 per l’approvazione del progetto esecutivo, che ora può essere approvato anche per “stralci funzionali”. Questo significa che i privati possono ottenere il via libera per un primo stralcio e, se il secondo stralcio non viene realizzato, possono chiedere il 10% del valore della parte non realizzata. In pratica, la Stretto di Messina potrebbe pagare i privati senza alcuna garanzia che l’intera opera venga completata, soprattutto se emergessero imprevisti nei fondali marini.
Il decreto “terre rare” consente anche alla Stretto di Messina di assumere altre cinquanta persone oltre alle cento già autorizzate, aumentando i costi per la società pubblica di almeno 2 milioni di euro all’anno. Inoltre, il tetto di spesa, precedentemente fissato a 14 miliardi di euro, viene aumentato, con l’inserimento della clausola “laddove applicabili” dopo le tariffe vigenti nel 2023. Questo solleva dubbi su chi determinerà la correttezza dell’aumento dei costi nei contratti con i privati, dato che la decisione sarà presa da esperti nominati dal ministero delle Infrastrutture, e non da un organismo terzo come la Corte dei conti o il Cipess.
Bonelli denuncia questo decreto come un “decreto vergogna”, sostenendo che un ponte non può essere approvato per stralci funzionali, poiché è un’opera indivisibile. Secondo lui, il trucco sta nell’approvare come stralcio il progetto degli espropri e alcune opere accessorie per determinare la firma del contratto generale da 14 miliardi di euro, realizzando così il diritto acquisito con il consorzio Eurolink.