
Basta con le chiamate promozionali effettuate senza il consenso dell’interessato o rivolte a numeri iscritti al Registro delle opposizioni. E stop anche ai controlli sui contratti acquisiti tramite contatti illeciti. Sono queste le motivazioni con cui il Garante per la privacy ha inflitto una multa Eni Plenitude per una cifra di 6.419.631 di euro. Il tanto atteso provvedimento del Garante arriva dopo 108 segnalazioni e 7 reclami che denunciavano la ricezione di telefonate indesiderate.
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Durante le indagini è emerso che, nel corso di una settimana presa come campione, su un totale di 747 contratti stipulati, 657 sono arrivati da un contatto illegittimo. Numeri altissimi che, se sommati nel corso di un intero anno, porterebbero a 32.850 forniture attivate in modo illecito. Per questi motivi, il Garante per la privacy ha inoltre richiesto a Eni Plenitude di fornire i dati delle proposte di acquisto effettuate dalla rete di vendita e concluse con l’attivazione di servizi energetici.

Perché il Garante ha deciso di multare Eni Plenitude
Il Garante ha valutato come particolarmente gravi il mancato controllo e monitoraggio da parte di agenzie e sub-agenzie, oltre alla commistione di diversi data-base. Secondo il Garante sarebbe invece necessario adottare misure che impediscano l’ingresso nei sistemi aziendali di contratti stipulati in base a contatti telefonici illeciti.
Adesso Eni Plenitude, oltre a pagare la multa da oltre 6 milioni di euro, non potrà più trattare i dati dei reclamanti e dei segnalanti. La società dovrà inoltre comunicare gli esiti di questo procedimento ai 657 potenziali clienti contattati in modo illecito. Ma anche predisporre controlli affinché contratti generati da contatti illeciti non entrino nel patrimonio aziendale e garantire il rispetto dei principi del trattamento, con particolare riferimento agli obblighi di aggiornamento, cancellazione e rettifica dei dati personali relativi alla clientela, si legge in una nota del Garante per la privacy.