
Il Congresso del Dicastero per la Dottrina della Fede ha dichiarato la scomunica latae sententiae per monsignor Carlo Maria Viganò, “riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma”.
La decisione, deliberata durante il Congresso del Dicastero il 4 luglio, ha posto fine ad un processo extragiudiziale che ha tenuto con il fiato sospeso i fedeli di tutto il mondo. Secondo l’ex Sant’Uffizio, Viganò è colpevole per le sue dichiarazioni, che rappresenterebbero un chiaro segno di rifiuto dell’autorità del Sommo Pontefice e del Concilio Ecumenico Vaticano II. “La scomunica latae sententiae è stata inflitta a monsignor Carlo Maria Viganò,” recita il comunicato ufficiale del Dicastero, sottolineando che tale punizione è automatica per chi commette atti gravi contro la comunione e l’autorità ecclesiastica.
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Il verdetto non lascia spazio a interpretazioni ambigue: solo la Sede Apostolica può rimuovere questa censura. Ciò significa che solo il Papa potrà eventualmente decidere, in futuro, di riammettere nella comunione della Chiesa l’ex nunzio della Santa Sede a New York. La notizia ha raggiunto Viganò oggi stesso, marcando un capitolo cruciale nella gestione delle dispute dottrinali nella storia moderna della Chiesa.

Questa scomunica, rara e solenne, non è solo un avvertimento, ma anche la conferma della solidità delle accuse rivolte a Viganò e l’assoluta determinazione del Dicastero nel difendere l’unità e la disciplina ecclesiastica.