La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del Comune di Sanremo contro la sentenza della Corte d’Appello di Genova, che aveva ordinato la reintegrazione e il risarcimento di Alberto Muraglia, un ex agente di polizia locale. Muraglia era stato coinvolto nel processo sui cosiddetti “furbetti del cartellino” per aver timbrato il cartellino in mutande, ma era stato assolto da tutte le accuse. Dopo la sentenza definitiva della Corte d’Appello, Muraglia aveva deciso di dimettersi dalla sua posizione, rinunciando alla divisa. Difeso dall’avvocato Marco Barilati di Genova, il Comune aveva tentato un ultimo ricorso alla Cassazione, che però è stato respinto, chiudendo definitivamente la vicenda legale.
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“È positivo che la sua posizione sia stata chiarita – aveva detto l’ex sindaco di Sanremo Biancheri – ma, ribadisco, la prassi è stata la stessa per tutti, non abbiamo fatto differenze. Le indicazioni emerse dagli uffici sono state queste. Sotto il profilo umano e professionale, nessuno discute l’ex agente di polizia locale (Muraglia era assegnato al mercato annonario, ndr) e saremmo ben contenti, come amministrazione, se rimanesse in servizio in Comune. Ma altra questione è quella giuridica e amministrativa, aspetto tecnico su cui noi come amministrazione non siamo mai entrati, e su cui il segretario generale ha adottato una linea coerente con quanto sempre fatto in casi analoghi in questi anni, su consiglio del consulente legale incaricato”.
Attualmente, Muraglia sta affrontando una nuova battaglia riguardante l’ammontare del risarcimento. Sebbene abbia già ricevuto 132 mila euro, ha chiesto tramite PEC un nuovo conteggio al Comune, rappresentato dagli avvocati Alessandro Moroni di Sanremo e Alberto Luigi Zovoli di Genova. Muraglia sostiene che ci sia una discrepanza tra i suoi calcoli e quelli del Comune, che aveva inizialmente stabilito un risarcimento di 227 mila euro, poi ridimensionato a 132 mila. Secondo Muraglia, il Comune non avrebbe considerato alcune voci, tra cui la rivalutazione del capitale, gli interessi e le ferie non godute, per un totale di circa 60 mila euro.