
Allarmi inascoltati, uno dietro l’altro, hanno tracciato il percorso verso la tragedia. Non solo il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione dei ballatoi della Vela Celeste di Scampia con relativo rischio crollo, ma dal passato emerge anche un’ordinanza di sgombero coatto dell’edificio firmata nel 2015 dall’allora sindaco di Napoli Luigi de Magistris e mai eseguita. Un’ordinanza che, se attuata, avrebbe potuto risparmiare la vita di tre persone e il ferimento di sette bambine, di cui due in condizioni molto gravi.
Leggi anche: Scampia, dopo la strage spuntano i documenti (del 2016!) che avvisavano dei crolli
Leggi anche: Scampia, disagi per gli sfollati e clima teso: solo una bottiglietta d’acqua a famiglia

L’ordinanza firmata da de Magistris – rivela il Corriere del Mezzogiorno citando un documento del Comune di Napoli pubblicato sull’albo pretorio nell’ottobre del 2015 – era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste, la stessa struttura oggetto del crollo che lunedì sera ha causato la morte di tre persone oltre a una dozzina di feriti.
Alla base del provvedimento c’era la relazione di un dirigente comunale che delineava un quadro di pericolo. Al provvedimento, tuttavia, non fu mai dato seguito.
Le vittime
Il bilancio della tragedia è di 3 morti e 12 feriti, tra cui sette bambine ricoverate al Santobono. Le vittime sono Roberto Abbruzzo, ventinovenne marito e padre di una bambina di due anni, morto sul colpo dopo il cedimento; Margherita Della Ragione, trentacinque anni, morta al momento dell’arrivo in ospedale; e Patrizia Della Ragione, 53 anni, mamma di Roberto, morta qualche giorno dopo il crollo in seguito alle lesioni riportate.
Tra i feriti ci sono sette bambine: Anna, 4 anni, Annunziata, 8, Patrizia, 7, Greta, 2, Mya, 4, Morena, 10, e Suami, 2. Mya e Patrizia sono in gravi condizioni in terapia intensiva.
Una catena di negligenze e omissioni che ora pesa come un macigno su una comunità già segnata dalla precarietà. La domanda che tutti si pongono è come sia possibile che avvertimenti così chiari siano stati ignorati, e perché l’ordinanza che avrebbe potuto salvare tante vite non sia stata mai eseguita. Tra il dolore e la rabbia, la città di Napoli piange le sue vittime e cerca risposte a una tragedia annunciata.