Tra le tante polemiche che stanno caratterizzando le Olimpiadi di Parigi 2024 ve ne è una molto particolare e che, ancora una volta, riguarda l’Italia. Il nostro Paese, infatti, finora è stato più di una volta penalizzato con errori evidenti, tanto che ora i sospetti sono davvero molti. Si diceva dell’ennesima polemica. Il 1° agosto andrà in scena una gara particolare: l’incontro di boxe tra l’atleta algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini. Cosa c’è che non va? Che la pugile algerina è una trans. Ma chi è Imane Khelif? È un atleta nato nel 1999, oggi ha 25 anni, a Tiaret. Khelif era stata esclusa dai Mondiali di boxe nel 2023 per non aver superato il ‘gender test’: i suoi livelli di testosterone erano troppo alti per la competizione femminile a Nuova Delhi. Ora, invece, insieme alla collega taiwanese Lin Yu-ting compete nei Giochi Olimpici di Parigi 2024. A differenza dei mondiali, infatti, il Comitato olimpico internazionale ha dato il via libera alle due pugili che avevano già partecipato nel 2021 alle Olimpiadi di Tokyo.
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Quello che in molti si chiedono è se sia corretto che un atleta con la struttura e la potenza muscolare di un uomo combatta contro una donna nella sezione femminile. Nel 2023, infatti, il presidente dell’International Boxing Association (Iba) Umar Kremlev aveva riferito di un test del DNA in cui era emerso che Khelif aveva cromosomi XY e che “stavano cercando di ingannare i loro colleghi fingendo di essere donne“. Dopo le controversie, il CIO ha però affermato che Khelif rispettava “l’idoneità e le norme di ammissione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili”. Per il portavoce del Comitato olimpico internazionale Mark Adams le regole sono chiare: sia la taiwanese Lin Yu-ting sia Imane Khelif possono gareggiare. “Sono idonee a competere come donne, che è ciò che sono”, dice Adams, che “sostiene pienamente” le pugili transgender.
Il pugno di un uomo biologico è circa il 160% più forte rispetto a quello di una donna biologica e gli effetti di questa potenza si sono osservati sul volto di Brianda Cruz, una delle ultime pugili che ha affrontato Khelif prima della squalifica dai mondiali. “I suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, né nei miei sparring con gli uomini. Grazie a Dio quel giorno sono uscita dal ring sana e salva, ed è bello che finalmente se ne siano accorti”, ha raccontato subito dopo la sconfitta.