Doveva essere un semplice ottavo di finale di pugilato femminile, categoria +66 kg, quello che giovedì vedrà Angela Carini affrontare l’algerina Imane Khelif all’Arena Paris Nord. Ma la sfida si è trasformata in un evento di portata mondiale, attirando l’attenzione di media e pubblico da ogni angolo del globo.
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Imane Khelif, 25 anni, originaria di Tiaret, ai piedi dei Monti dell’Atlante, è una delle due atlete con differenze nello sviluppo sessuale presenti ai Giochi di Parigi. L’altra è la taiwanese Lin Yu-Ting, anch’essa impegnata nella boxe, ma nella categoria dei pesi piuma. Khelif ha una carriera consolidata nella categoria femminile: ha conquistato l’argento ai Mondiali di Istanbul nel 2022, ma a Nuova Delhi nel 2023 è stata squalificata per un livello troppo alto di testosterone. La decisione, presa dal controverso capo dell’AIBA Umar Kremlev, ha suscitato molte polemiche. Sospesa l’AIBA, il CIO ha preso in mano il torneo parigino, applicando criteri di inclusività che Khelif ha soddisfatto tramite certificati medici. Le norme del CIO richiedono che il livello di testosterone non superi i 10 nmol/L nei 12 mesi precedenti al torneo.
La polemica politica
La partecipazione di Imane Khelif ha scatenato una vera e propria bufera politica. Il vice premier Matteo Salvini ha definito la situazione «uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia ‘woke’». La Lega ha richiesto un’informativa urgente del ministro dello Sport Andrea Abodi. Rossano Sasso ha espresso preoccupazioni: «La nostra Angela Carini dovrà affrontare un’atleta nata uomo, oggi donna, esclusa in passato dai Mondiali di boxe. È accettabile che qualcuno con la veemenza fisica di un uomo gareggi in un contesto olimpionico? Abbiamo oltrepassato i limiti di decenza, scienza e rispetto dei diritti delle donne».
Anche il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella ha criticato la decisione: «È preoccupante che nelle gare di pugilato femminili siano ammessi uomini che si identificano come donne, esclusi in altre competizioni. È sorprendente che manchino criteri certi e rigorosi a livello internazionale, soprattutto alle Olimpiadi, simbolo di lealtà sportiva. Il sospetto di una competizione impari è elevato e potenzialmente rischioso per una delle contendenti».
La deputata di Fratelli d’Italia Maria Grazia Frijia ha ulteriormente infiammato il dibattito: «Non è possibile che, in nome dell’inclusività, si calpestino i diritti delle donne, negando loro la possibilità di gareggiare in condizioni di parità. Le Olimpiadi devono garantire correttezza e integrazione senza compromettere i principi di equità e sicurezza. Pensavamo di aver visto tutto con la cerimonia inaugurale, ma a quanto pare ci sbagliavamo».
Aspettative per il match
L’attesa per l’incontro tra Imane Khelif e Angela Carini è alle stelle. Non si tratta solo di una sfida sportiva, ma di un evento che mette al centro un acceso dibattito su sport, etica e inclusività. Tutti gli occhi saranno puntati sull’Arena Paris Nord, dove questo incontro promette di essere molto più di una semplice competizione di pugilato.