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“I terremoti si possono prevedere”: la sensazionale scoperta dell’Università di Parma

Pubblicato: 08/08/2024 10:12

I terremoti si possono prevedere? Una domanda che ci siamo posti tante volte, di fronte alle tragedie che purtroppo hanno colpito negli anni il nostro Paese. E di fronte alla quale, tristemente, ci siamo sempre sentiti rispondere “no”. Ora, però, le cose potrebbero cambiare grazie a una sensazionale scoperta: avvisaglie che possono aiutare gli esperti a “prevedere” i terremoti diversi anni prima che accadano, evitando così le conseguenze devastanti che spesso sconvolgono la vita di migliaia di persone. Si tratta di “segnali segnali potenzialmente precursori” rilevabili anche a migliaia di chilometri di distanza dalle stazioni Gps.
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La scoperta è stata effettuata dai ricercatori dell’Università di Parma studiando due dei terremoti più significativi d’inizio millennio: quello dell’Aquila del 2009 (magnitudo 6.3) e quello del Sichuan del 2008 (magnitudo 7.9). La novità delle ricerche consiste principalmente nell’aver dimostrato che esistono segnali associati ai terremoti rilevabili da Gps (lo stesso sistema che viene utilizzato su mappe e navigatori degli smartphone) molto prima e molto lontano, e che quindi potrebbero essere potenzialmente sfruttati per mitigare il rischio sismico. “La prospettiva di sfruttare questi segnali nelle valutazioni di rischio sismico è qualcosa di assolutamente nuovo”, ha spiegato Giampiero Iaffaldano, primo autore di entrambi gli studi.

Gli studi, entrambi coordinati da Giampiero Iaffaldano, docente di Geofisica della Terra solida dell’Università di Parma, sono stati recentemente pubblicati sul ‘Journal of Geophysical Research: Solid Earth’ e su ‘Scientific Reports’. La ricerca ha dimostrato che c’è stato un rallentamento del 20% del moto della placca Adria nei 6 anni che hanno preceduto il terremoto del 2009. “Penso che l’interesse scientifico di questa scoperta – ha detto il primo autore dello studio, Giampiero Iaffaldano – è che apre una nuova prospettiva, mai considerata prima, sulla mitigazione di rischio sismico. Per dirla in soldoni, solitamente si cercano segnali precursori nei mesi o giorni precedenti i grandi terremoti, e nelle immediate vicinanze di faglie notoriamente attive”.

“Questi studi – ha aggiunto il docente dell’ateneo di Parma – dimostrano che il ciclo sismico (il lento accumulo di energia seguito dal terremoto) è in grado di modificare il moto di intere placche tettoniche, che viene misurato negli anni attraverso reti di stazioni Gps dislocate a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza da quello che sarà in seguito l’epicentro. Questo implica che ci sono segnali potenzialmente precursori anche anni prima e a grandi distanze dai grandi terremoti. La prospettiva di sfruttare questi segnali nelle valutazioni di rischio sismico è qualcosa di assolutamente nuovo”.

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Ultimo Aggiornamento: 08/08/2024 17:43