L’inchiesta sull’affondamento dello yacht Bayesian e sulla morte di sette passeggeri si allarga e ora coinvolge, oltre al capitano James Cutfield, anche tre membri dell’equipaggio: il comandante in seconda Tijs Koopmans, l’ufficiale di macchina Tim Parker Easton e il marinaio Mattew Griffith.
Leggi anche: Bayesian, ora parla il capitano: “Li ho salvati”, poi le parole shock
Quest’ultimo, in particolare, era di turno in plancia e aveva a disposizione le tecnologie più avanzate per prevedere la tempesta. Gli inquirenti cercano di capire perché non siano state prese adeguate contromisure per l’arrivo del maltempo, che secondo altri testimoni era visibile a occhio nudo. E cercano anche di comprendere come sia stato possibile l’allagamento della sala macchine, divisa dal portellone del vano lasciato aperto da un’altra porta. Il passaggio dell’acqua indicherebbe che anche questa seconda porta fosse aperta. E l’affondamento della nave sarebbe dovuto proprio all’allagamento della sala macchine e al conseguente black out elettrico.
Ma ci sono altre domande che rimangono per ora senza risposta. Cutfield è indagato dalla Procura di Termini Imerese per naufragio e omicidio plurimo colposi. Ci si chiede come possa un professionista così esperto avere sottovalutato il maltempo, perché abbia lanciato l’allarme con 28 minuti di ritardo rispetto all’affondamento dello yacht e perché si sia allontanato lasciando morire sei passeggeri e il cuoco. I pescatori presenti in zona smentiscono la ricostruzione del capitano, che ha dichiarato di non essersi accorto del maltempo. Secondo i testimoni, in cielo si vedevano i lampi e il vento si era già alzato. Ma la domanda che emerge con forza, quella per cui è più difficile trovare una risposta, è un’altra: perché cinque delle sette vittime, nel momento dell’affondamento, si trovavano nella stessa cabina? E soprattutto, perché nessun membro dell’equipaggio si è preoccupato di aiutarli a uscire? Domande alle quali dovrà rispondere un’inchiesta che diventa sempre più spinosa.