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Bayesian, il capitano Cutfield: “Ho salvato chi potevo, non sono scappato”

Pubblicato: 28/08/2024 11:21

James Cutfield, marinaio esperto, si ritrova al centro di una tragedia che non dimenticherà mai. Dopo il naufragio del Bayesian, il capitano ripete con insistenza: «Ho salvato chi potevo, non sono scappato». Con queste parole cerca di allontanare ogni paragone con il comandante Schettino e il disastro della Concordia. Chi lo conosce lo descrive come un uomo devastato, consapevole di aver fatto tutto il possibile per mettere in salvo l’equipaggio e i passeggeri, ma il mare quella notte non ha dato tregua.
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La carriera di James Cutfield

Nato e cresciuto a North Shore, Auckland, in Nuova Zelanda, James ha sempre avuto il mare nel sangue. La sua terra, conosciuta per le grandi regate e per aver ospitato la Coppa America, ha formato un uomo abituato a sfidare l’oceano. Dopo anni passati a navigare come skipper, nel 2016 James ha deciso di cambiare vita, entrando nel mondo dello yachting di lusso. Ha iniziato a lavorare per broker internazionali, guidando yacht a cinque stelle per ricchi armatori. Prima sotto contratto con un turco, poi con il magnate Mike Lynch, che gli ha affidato il comando del Bayesian, un veliero di 56 metri con alberi alti 75.

L’ex comandante: “Sicurezza del Bayesian ai limiti”

Stephen Edwards, il comandante che aveva guidato il Bayesian prima di James, ha commentato la tragedia sui social. Ha definito la nave una sfida strutturale, sottolineando che con un’inclinazione a 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti, il veliero avrebbe potuto incontrare seri problemi.

Per James, dunque, il Bayesian era più di una sfida: era la sua casa galleggiante. La sua vera casa si trova a Maiorca, dove la moglie Cristina lo attende sempre, anche nei momenti più difficili. Dopo il naufragio, Cristina è rimasta al suo fianco, aspettando insieme a lui di capire come e quando tornare alle Baleari.

Cutfield, al momento, non deve affrontare misure cautelari. La Procura non ha ritenuto necessario imporle, ma il fratello Mark esprime comunque incredulità per quanto accaduto: «James è un marinaio di grande esperienza, rispettato dai colleghi, e ha navigato in tutto il mondo». Prima della tragedia, alcuni lo avevano visto alle Isole Eolie, tra cui Emilio, un chioggiotto che con la famiglia era a bordo di uno yacht da 40 metri. Emilio ricorda di aver passato tre giorni in compagnia di James, prima di decidere di cercare riparo in porto a causa del maltempo.

“Burrasca imprevedibile”

Cutfield ha riferito di non aver previsto quella burrasca, confermando l’assenza di un’allerta meteo specifica. Raffaele Macauda, comandante della Guardia Costiera di Palermo, ha confermato che il veliero poteva rimanere in rada, vista la semplice allerta gialla della Protezione Civile. Il capitano Cutfield attribuisce il disastro all’eccezionalità dell’evento atmosferico, con venti improvvisi e violenti.

Nella comunità dei marinai, molti discutono delle condizioni meteo su un gruppo WhatsApp, dove si scambiano consigli e avvertimenti. Tra questi, Dudi Coletti, comandante di un cento piedi scampato alla tempesta, e Marco Schiavuta, ex del Moro di Venezia, ora imprenditore nautico, che invita alla prudenza. Ma nessuno poteva prevedere quello che sarebbe successo a Porticello. I fulmini, il vento furioso, l’acqua che ha invaso il veliero… e sette vite spezzate. James ora vive con il peso di quelle vite, disperato e in cerca di risposte.

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