Il 31 agosto segnerà un anno dalla tragica strage di Brandizzo, in provincia di Torino, dove cinque operai persero la vita in un incidente ferroviario mentre lavoravano sui binari. Quel fatidico mercoledì notte, un treno diretto al deposito e in viaggio a 160 chilometri all’ora travolse il gruppo di lavoratori, uccidendoli sul colpo. L’episodio, che ha sconvolto l’opinione pubblica, è al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura di Ivrea, ancora in corso, che vede tra gli indagati i due superstiti del gruppo.
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Le vittime della strage furono Kevin Laganà, 22 anni, la più giovane, insieme a Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo. I lavoratori erano impiegati dalla Sigifer, l’azienda incaricata di effettuare i lavori di manutenzione, mentre Rete Ferroviaria Italiana (RFI) era responsabile della gestione della rete ferroviaria.
Tra gli indagati principali figura Antonio Massa, allora caposcorta di RFI, insieme ad Andrea Gibin Girardin, capocantiere di Sigifer. Oltre a loro, sono coinvolti nelle indagini il direttore generale di Sigifer, Franco Sirianni, il direttore tecnico Cristian Geraci, la legale rappresentante Simona Sirianni e il socio Daniele Sirianni. Anche due dirigenti di RFI, Gaetano Pitisci e Andrea Bregolato, sono sotto inchiesta, così come la stessa Rete Ferroviaria Italiana come entità giuridica.
Le indagini hanno rivelato dettagli inquietanti, tra cui l’ipotesi che Antonio Massa fosse distratto dal suo telefono cellulare al momento della tragedia. Secondo quanto emerso, Massa avrebbe navigato su Internet, forse sui social media, mentre il treno si avvicinava ai binari dove stavano lavorando gli operai. In un momento cruciale, sembra che Massa fosse consapevole dell’imminente passaggio del treno, come dimostrerebbero le parole intercettate: “Se dico treno buttatevi di là“. Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, la tragedia si è consumata.
Le indagini della Procura di Ivrea proseguono, con la richiesta di una proroga di sei mesi per approfondire ulteriormente le responsabilità. RFI è chiamata a rispondere in base alla legge 231, che prevede la responsabilità amministrativa delle imprese nei casi di omicidio colposo legati a violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
I reati ipotizzati nei confronti degli indagati sono omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario, con l’aggravante del dolo eventuale, dato che avrebbero agito con la consapevolezza del rischio di causare la morte degli operai.