«Dico la verità: mi aspettavo il governo. La Meloni, un ministro». Le istituzioni disertano il ricordo delle vittime della strage di Brandizzo, a un anno dalla tragedia. Con queste parole cariche di dolore, Antonino Laganà, fratello di Kevin, la vittima più giovane della strage ferroviaria di Brandizzo, si rivolge allo Stato. Un anno fa, il presidente Mattarella si era presentato sul luogo della tragedia. Con il suo gesto, aveva portato un po’ di conforto in quel momento di dolore immenso. Lo avevano visto commosso, mentre posava dei fiori sui binari dove Kevin aveva perso la vita. Questa volta, però, nessuno dei vertici dello Stato si è fatto vedere. Solo i sindaci di Vercelli e Brandizzo hanno presenziato.
Leggi anche: Strage Brandizzo: Massa guardava il telefono mentre il treno passava e investiva le vittime
La rabbia di Antonino Laganà
Nella sua lettera inviata alla Stampa, Antonino esprime tutta la sua amarezza. «È per noi inaccettabile quanto accaduto ieri. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto, non abbiamo più paura di dire ciò che pensiamo. Non abbiamo filtri, non temiamo uno Stato che ci ha tradito». Le parole di Antonino sono dure e piene di rabbia. Per lui, Rfi rappresenta lo Stato, e quello stesso Stato ha fallito nel proteggere suo fratello. «Mio fratello è morto mentre era nelle loro mani. Avrebbero dovuto garantire la sua sicurezza e lo hanno mandato a morire. Fa male».
Antonino continua a raccontare come la sua vita e quella della sua famiglia siano rimaste sospese. «Qui le nostre vite sono ferme, non dormiamo la notte, aspettavamo un segnale più forte». Le promesse del ministro Salvini, fatte subito dopo la tragedia, sembrano ormai svanite nel nulla. «Ci siamo domandati che fine hanno fatto le promesse del ministro Salvini che aveva garantito che si sarebbe fatta chiarezza. A un anno di distanza non abbiamo visto provvedimenti proporzionati alla gravità di ciò che è accaduto».
“Chi ha sbagliato non sta pagando”
Il dolore di Antonino si mescola alla frustrazione. «Sappiamo che qualcuno ha sbagliato», ribadisce. Quel qualcuno, secondo Antonino, continua a vivere la propria vita normalmente, mentre la sua famiglia è distrutta. «Qualcuno che ancora oggi fa colazione, trascorre Natale e Capodanno a casa coi suoi cari, guarda la tv, può andare a mangiare un gelato».
Il messaggio di Antonino è chiaro e diretto: avrebbe voluto dire tutto questo a Giorgia Meloni, guardandola negli occhi. «Se fosse venuta Giorgia Meloni glielo avrei detto con la calma dei vinti, perché noi siamo dei vinti dal dolore e dalle assenze: ‘Avrebbe potuto essere tuo figlio‘». Antonino conclude la sua lettera con un appello accorato: «Un suo abbraccio ci avrebbe aiutato. Se avesse mandato un ministro ci saremmo sentiti meno soli. Ringraziamo chi lo ha fatto al posto vostro. Non dimenticheremo chi c’era e nemmeno chi non c’era». Le sue parole sono un grido di dolore e un atto di accusa contro un’assenza che pesa come un macigno sul cuore di chi ha perso tutto.