Torna a infuriare la polemica in Alto Adige per l’istituzione delle “classi speciali” – come le chiamano già in molti, in tono polemico – per gli italiani che non parlano tedesco e per i figli dei migranti. La bufera è scoppiata in particolar modo nella scuola elementare Goethe di Bolzano. È la prima volta, infatti, che si introduce una prima classe formata solo da bambini con background migratorio. Quella che per ora è una proposta, ma che ha serie possibilità per diventare realtà, sta già creando fazioni opposte, alimentando lo scontro. Del resto il retrogusto “discriminatorio” è abbastanza forte. “In una classe in cui tutti gli alunni partono da zero e in cui nessuno parla tedesco”, ha provato a spiegare la preside Christina Holzer al quotidiano Dolomiten (di lingua tedesca), “dobbiamo garantire l’insegnamento ma non devo neanche perdere di vista i bambini di madrelingua tedesca“. Poi c’è l’altro assurdo: “Il problema – lamenta la direttrice della scuola – è che oggi l’accesso ai corsi di tedesco sono previsti solo per i migranti e non per i bambini italiani, che spesso non sanno la lingua“.
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Sai com’è, punzecchiano alcuni, “siamo in Italia…”. E qui si riapre un’annosa questione. La preside di Bolzano precisa però che “non si tratta soltanto di un problema di figli di migranti”. E infatti argomenta che “molti bambini con backround migratorio sono cittadini italiani: di 500 alunni solo 47 hanno una cittadinanza straniera, ma il 40% ha difficoltà linguistiche”. Chi non ha le basi di tedesco per affrontare il corso di studio andrà in una prima costruita ad hoc, una classe differenziata appunto: “Forse i bambini saranno più motivati perché tutti partono da zero”, prova a difendere la scelta. In Alto Adige vige il principio dell’insegnamento nella madrelingua. Non solo. È indispensabile sapere il tedesco se si vuol lavorare, anche essendo in territorio italiano. Il tedesco, infatti, è requisito indispensabile per ricevere poi il “patentino” per lavorare nel pubblico impiego.
Se i partiti più estremisti altoatesini applaudono alla decisione, Marco Galateo di Fratelli d’Italia, vice presidente della Provincia di Bolzano, attacca: “Cosa sarebbe successo se una proposta simile fosse venuta da me o dal mio partito? Siamo di fronte a una decisione che desta profonde preoccupazioni“. Secondo Galateo “questa iniziativa appare in aperto contrasto con il dettato costituzionale, che garantisce il diritto all’istruzione e promuove l’inclusione e anche dal programma di governo provinciale”. Secondo l’esponente locale di FdI “il valore fondamentale della scuola italiana è l’inclusione, la convivenza e il rispetto reciproco tra tutti i bambini, indipendentemente dalla loro origine linguistica o culturale. Separare gli alunni in base al grado di conoscenza della lingua» rischia «di creare discriminazioni e disuguaglianze inaccettabili”.