Vai al contenuto

13enne muore per shock anafilattico dopo aver bevuto una cioccolata calda

Pubblicato: 31/08/2024 10:04

Resto sveglia la notte a chiedermi se avrei potuto evitare la sua morte“. Con queste parole strazianti, Abimbola Duyile, madre della tredicenne britannica Hannah, racconta il dramma che ha vissuto l’8 febbraio dello scorso anno, quando sua figlia è morta per shock anafilattico poche ore dopo aver bevuto una cioccolata calda in un bar nella zona est di Londra.
Leggi anche: Italia, sparatoria nella notte. Colpito in testa un carabiniere

L’inchiesta sulla tragica morte della giovane si è conclusa di recente, stabilendo che la causa del decesso è stata la “mancata osservanza delle procedure in atto per le allergie” e una “mancanza di comunicazione” tra il personale della caffetteria e la madre di Hannah.

La dinamica dell’incidente

Hannah, allergica al latte, si è recata in un bar con la madre, che ha ordinato due cioccolate calde alla soia, specificando al personale di pulire le attrezzature per evitare contaminazioni crociate. Tuttavia, gli addetti del locale hanno negato di essere stati informati dell’allergia della ragazza. L’inchiesta ha rivelato che la cioccolata calda servita potrebbe essere stata preparata con latte vaccino. In assenza di un menu dettagliato degli ingredienti, la madre non è stata in grado di verificare la sicurezza della bevanda.

L’autopsia ha confermato che la tredicenne è morta a causa di una reazione allergica scatenata dal consumo di un ingrediente contenuto nella cioccolata calda.

La richiesta di giustizia

In un’intervista alla BBC, Abimbola Duyile ha espresso la sua angoscia e ha chiesto un cambiamento radicale nella gestione delle allergie nei ristoranti e nei bar. “Tutti devono cambiare i propri metodi. Il personale dovrebbe sempre sapere cosa c’è dentro ogni cosa. Ogni singola persona nei ristoranti e bar deve saperlo”, ha dichiarato la donna, sottolineando l’importanza di specificare chiaramente la presenza di allergeni durante le ordinazioni e di migliorare la segnalazione di tali informazioni sui prodotti.

Inoltre, ha sollecitato le autorità locali a promuovere corsi di formazione per l’uso dell’EpiPen, uno strumento che potrebbe salvare vite in situazioni di emergenza. “Se il barista avesse seguito la procedura, sicuramente non saremmo in questa situazione“, ha aggiunto, tormentata dal pensiero che portare con sé un EpiPen avrebbe potuto fare la differenza.

La risposta del bar

In una dichiarazione ufficiale, un portavoce della catena di bar ha affermato: “Abbiamo una formazione e procedure rigorose in materia di allergie per contribuire a ridurre al minimo il rischio per i clienti che soffrono di allergeni, tuttavia, concordiamo con la conclusione del medico legale secondo cui quel giorno il nostro processo per la rilevazione degli allergeni non è stato seguito presso il nostro negozio partner in franchising”.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2024 10:06