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Trans presa a calci e manganellate a Milano, vigile condannato: “Violenza gratuita e inaudita”

Pubblicato: 05/09/2024 09:53
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Il caso del pestaggio di una donna transgender da parte di alcuni agenti della polizia locale, avvenuto a Milano nel maggio 2023, aveva colpito in modo particolare l’opinione pubblica italiana. Anche perché il video dell’accaduto era diventato subito virale sui social. Nelle scorse ore è arrivata la sentenza della gup Patrizia Nobile su uno dei cinque agenti indagati per le manganellate alla trans. Ma le motivazioni con cui l’uomo è stato condannato a 10 mesi per lesioni aggravate stanno già facendo discutere.
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Le motivazioni della sentenza di condanna del vigile

Atti di violenza gratuita e inaudita, consistiti in calci, trascinamento tirando per i capelli e ripetuti colpi inferti con il distanziatore”, si legge nelle motivazioni della sentenza emessa dalla giudice Nobile. La trans, di nome Bruna, era stata immobilizzata con lo spray al peperoncino e colpita con un manganello. Tutta la scena era stata però ripresa da alcuni studenti universitari affacciati alla finestra che avevano poi pubblicato il video sui social.

“Pur avendo minore anzianità di servizio dei suoi colleghi, aveva certamente il potere e il dovere di impedire la prosecuzione della condotta anche solo arretrando e dissociandosi. – scrive ancora la giudice – Avrebbe dato un fattivo contributo, creando le condizioni per l’aggressione, fino a fornire il contributo finale dell’apposizione delle manette”.

Dopo “le violenze eccessive patite”, spiega ancora la toga, ci sarebbe stata l’aggravante del “peso impresso con i corpi” su Bruna per mettere le manette ai polsi, “ancora una volta un’azione sproporzionata e controproducente”. La giudice conclude sostenendo che i vigili “non furono animati da finalità discriminatorie, né vi furono manifestazioni di odio o pregiudizi all’orientamento sessuale”.

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