Sempre più complessa e intricata la questione che riguarda il Ministro Sangiuliano e la sua ex amante Rosaria Boccia. Fra nuove accuse incrociate, dubbi su materiali scottanti pronti a essere rivelati, presunti piani preordinati per mettere in difficoltà il governo e pronunciamenti di personalità di ogni genere, italiane e no, ormai questa spy story in salsa nostrana sta cannibalizzando il panorama politico in modo quasi imbarazzante. D’altronde ci sono tutti gli elementi necessari per incuriosire il grande pubblico.
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Dall’aspetto più strettamente politico al gossip, con le lacrime in diretta del Ministro che hanno aggiunto un aspetto surreale alla vicenda. Ma c’è un aspetto che più di tutti preoccupa, ed è quello legato alle conseguenze istituzionali di eventuali informazioni che potrebbero essere divulgate dalla bionda protagonista di questa vicenda. Boccia, ormai è chiaro, ha operato una certosina raccolta di informazioni, video, chat, audio e registrazioni che in questo momento scottano come il fuoco. Anche perché non si sa esattamente cosa potrebbero contenere.
LE “RAGIONI” DI ROSARIA BOCCIA
L’ex amante di Sangiuliano ha giustificato il suo “attivismo” sul fronte delle registrazioni con una frase che le avrebbe detto, secondo quanto ha rivelato lei stessa al giornalista della Stampa Federico Monga, il Ministro ora sulla graticola. “Io sono il minisro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai“. Una frase strana, estrapolata così, fuori da un contesto. Ma che secondo la versione della donna l’avrebbe spinta a mettere insieme un vero e proprio dossier ricco di prove sulla sua frequentazione scottante.
Ora nel mirino ci sarebbero, dopo mail, audio, documenti e riprese fatte con la camera nascosta negli occhiali, le chat private con l’ex amante. “Sicuramente possono uscire le chat”, aveva detto Sangiuliano durante l’intervista al Tg1. “Anche se questo sarebbe un reato“. Quindi si apre un nuovo fronte, oltre a quello politico: quello legale. Teoricamente, le chat private sono “conversazioni in cui uno o più partecipanti coinvolti manifestano la loro volontà che ciò che viene detto debba rimanere riservato e confidenziale, senza essere divulgato ad altre persone”.
DIVULGAZIONE E DIFFAMAZIONE
Secondo le leggi vigenti, quindi, Rosaria Boccia rendendo pubbliche chat private con il Ministro violerebbe un articolo del Codice Penale (il 617 septies). Le informazioni che contengano dati sensibili, come quelli sullo stato di salute delle persone o sulla loro sfera sessuale, se divulgate “al fine di recare danno all’altrui reputazione o immagine” possono portare alla configurazioni di reati anche gravi, come per esempio la diffamazione. Con pene previste che possono andare da 6 mesi a 3 anni di reclusione.
Ma è difficile applicare queste categorie al caso in questione, perché non si sa quale sia il contenuto esatto delle chat. I temi trattati nelle conversazioni sono importanti, perchè se le informazioni non ledono la privacy della persona non si configura alcun reato. Comunque sia, se dovessero essere pubblicati nuovi contenuti provenienti da queste chat private, le conseguenze – oltre che personali per i diretti interessati – rischierebbero di coinvolgere soprattutto il mondo della politica. Con quali conseguenze, soltanto il tempo potrà dirlo.