Il dibattito politico all’interno della maggioranza di governo si riaccende, con un nuovo scontro tra Lega e Forza Italia. Al centro della contesa, due temi caldi: la riforma della cittadinanza, con la proposta di ius scholae, e l’autonomia regionale.
La tensione è esplosa dopo il rilancio da parte di Antonio Tajani sulla modifica della legge sulla cittadinanza, durante la conclusione della kermesse dei giovani di Forza Italia a Bellaria. Una posizione che ha provocato una dura reazione dalla Lega, il cui vicesegretario Crippa ha ribadito che la normativa attuale sulla cittadinanza non va toccata. Il braccio di ferro tra i due alleati di governo, già sottotraccia da tempo, emerge con forza proprio nei momenti più delicati, minacciando di complicare ulteriormente il lavoro del governo e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Gestione della Rai e legge di Bilancio
Il clima teso rischia di rallentare due importanti dossier: la legge di Bilancio e il rinnovo del Cda della Rai. Quest’ultimo è un nodo spinoso da sciogliere, che potrebbe slittare, visto che per la nomina dei nuovi componenti servono i voti dell’opposizione. Tuttavia, il Partito Democratico ha già espresso la propria contrarietà all’ipotesi di Simona Agnes, vicina a Forza Italia, come presidente del Cda, e ha approvato un documento che chiede un approccio bipartisan.
La presidente Meloni, che ha preso in mano le trattative, ha ottenuto il ritiro della richiesta della Lega per la nomina di un direttore generale della Rai, offrendo in cambio alcuni posti strategici per il partito di Salvini. Tuttavia, il rinnovato scontro tra Lega e Forza Italia sullo ius scholae potrebbe destabilizzare questi delicati equilibri.
Le divergenze su pensioni e autonomia
Oltre alla cittadinanza, le divisioni emergono anche su altri temi centrali. La Lega e Forza Italia sono in disaccordo sull’autonomia regionale e sulle pensioni. Salvini punta all’allargamento della quota 41 per facilitare i prepensionamenti, mentre Forza Italia insiste sull’innalzamento delle pensioni minime, con l’obiettivo di avvicinarle alla soglia dei 1.000 euro. Entrambe le richieste pesano sul bilancio pubblico, già sotto pressione, con il ministro dell’Economia, Giorgetti, impegnato a presentare a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio entro il 20 settembre.
In questo contesto, il rischio di ulteriori frizioni tra i partiti della coalizione è alto, rendendo il compito del governo sempre più complesso.