Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea e premier italiano, ha delineato un piano ambizioso per rilanciare l’Europa, identificando tre settori chiave per affrontare la sfida della competitività e della globalizzazione: innovazione, transizione ecologica ed energetica, e difesa. Nel suo rapporto, presentato durante un incontro, Draghi ha evidenziato che l’Unione Europea deve investire in modo significativo per mantenere la sua rilevanza globale e assicurare la crescita economica. “Questa è una sfida esistenziale per l’Europa”, ha affermato, sottolineando la necessità di investimenti pari al 5% del PIL annuo.
L’Europa, ha spiegato Draghi, non cresce economicamente da oltre vent’anni, a differenza degli Stati Uniti, dove il reddito disponibile è aumentato significativamente. Inoltre, la crescente concorrenza globale, l’energia più costosa e il rapido cambiamento tecnologico hanno messo in difficoltà l’UE, lasciando l’Europa in ritardo rispetto a paesi come gli Stati Uniti e la Cina. Draghi ha osservato come solo quattro delle 50 principali aziende tecnologiche mondiali siano europee, evidenziando l’urgenza di colmare il divario nell’innovazione.
Per affrontare questi problemi, Draghi ha proposto di incrementare gli investimenti in settori chiave, richiedendo una mobilitazione di circa 750-800 miliardi di euro ogni anno. Questo aumento degli investimenti, superiore a quello richiesto dal Piano Marshall del dopoguerra, è necessario per digitalizzare l’economia, decarbonizzare il sistema produttivo e rafforzare la difesa comune europea.
L’innovazione è al centro delle preoccupazioni di Draghi. L’Europa deve colmare il divario con Stati Uniti e Cina, dove le startup e le aziende tecnologiche fioriscono molto più rapidamente grazie a un ambiente normativo più favorevole. Il rapporto evidenzia che molte imprese europee si trasferiscono all’estero, privando il continente del potenziale innovativo che potrebbe far crescere il settore tecnologico europeo.
La decarbonizzazione rappresenta un’altra sfida cruciale. L’Europa ha fissato obiettivi ambiziosi per il clima, ma Draghi ha avvertito che senza una pianificazione coordinata, la transizione energetica potrebbe minare la competitività del continente. L’alto costo dell’energia, rispetto agli Stati Uniti, resta un ostacolo importante, e la dipendenza dalle forniture energetiche della Cina potrebbe rendere l’Europa vulnerabile. Draghi ha insistito sulla necessità di un piano congiunto che armonizzi gli obiettivi climatici con le esigenze economiche.
Infine, Draghi ha sottolineato l’importanza di rafforzare la Difesa comune europea. La frammentazione delle industrie della difesa nei diversi Stati membri rende l’Europa meno efficiente e competitiva rispetto agli Stati Uniti. L’Unione Europea deve investire in tecnologie militari innovative e promuovere una maggiore collaborazione tra gli Stati per migliorare la capacità produttiva e la standardizzazione degli equipaggiamenti.
Nel complesso, Draghi ha lanciato un appello all’azione collettiva e al rafforzamento della cooperazione tra i paesi europei, riconoscendo che la frammentazione e la lentezza decisionale hanno ostacolato il progresso dell’Europa. Ha concluso evidenziando che per affrontare le sfide future, l’UE deve agire con unità e visione, aumentando la cooperazione finanziaria e superando i limiti imposti dalle attuali divisioni politiche.