
Non si arresta la scia di violenza contro il personale sanitario in Puglia. Ancora una volta, il Policlinico di Foggia è stato teatro di un’aggressione nella notte scorsa. Questo nuovo episodio segue quello recente avvenuto nel reparto di chirurgia toracica dello stesso policlinico, quando alcuni familiari di una ragazza deceduta dopo un intervento avevano aggredito medici e infermieri.
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Nella notte, al pronto soccorso, tre infermieri sono stati presi a schiaffi, calci e pugni da un giovane in evidente stato di alterazione, probabilmente legato a problemi di ansia. Il ragazzo, dopo essere stato registrato, ha iniziato improvvisamente a inveire contro il personale sanitario, colpendoli senza alcun motivo apparente. È stato necessario l’intervento dei carabinieri, che hanno identificato e denunciato l’aggressore.
Violenza in costante aumento
Il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario sembra essere in crescita costante. Nel solo mese di agosto, il sindacato degli infermieri, Nursing Up, ha raccolto ben 34 casi di violenze gravi, come i pestaggi, ai danni di infermieri e medici. Tuttavia, il numero complessivo delle aggressioni di ogni tipo, incluse quelle verbali, è molto più alto: si stima che siano state circa 16.000 in un anno, secondo l’Anaao Assomed. Di queste, un terzo sono fisiche e, nel 70% dei casi, colpiscono donne.

Di fronte a questa escalation, i sindacati di categoria, come Anaao Assomed e Cimo Fesmed, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione. Una manifestazione si terrà lunedì 16 settembre, a partire dalle 11:30, in via Martiri di via Fani, nei pressi dell’ingresso di viale Pinto del Policlinico di Foggia. “Maruggio, Taranto, Erchie, Foggia. Sono solo gli ultimi casi di violenze subite da medici durante lo svolgimento del loro lavoro. Più di uno a settimana. L’ultimo, quello di Foggia, è l’apice di una escalation continua e inarrestabile,” hanno dichiarato i segretari regionali di Anaao Assomed, Angelo Mita, e di Cimo-Fesmed, Arturo Oliva.
“Abbiamo avuto paura di morire”
Gli eventi di violenza al Policlinico di Foggia non si limitano solo all’episodio di ieri. Solo pochi giorni fa, la famiglia e gli amici di Natasha Pugliese, una giovane di 23 anni deceduta in sala operatoria il 5 settembre, hanno tentato di sfondare l’accesso del reparto, minacciando medici e infermieri. “Abbiamo avuto paura di morire. Quella sera abbiamo rischiato la vita,” ha raccontato uno dei medici, che insieme ad altri colleghi si era asserragliato in una stanza d’ospedale per sfuggire alla furia dei parenti della giovane. “La mia famiglia ha fatto peggio di Gomorra, perché mia sorella è stata uccisa da loro,” ha scritto sui social la sorella di Natasha, Tatiana Pugliese, accusando l’ospedale di non aver trasferito la sorella in tempo.
Il caso della dottoressa minacciata a Erchie
Non solo Foggia: la violenza colpisce anche altri luoghi della regione. Nei giorni scorsi, una dottoressa in servizio ad Erchie, in provincia di Brindisi, è stata minacciata verbalmente da alcuni pazienti che chiedevano di saltare la fila o di ottenere prescrizioni di farmaci, come la morfina, senza la necessaria documentazione e visita. Anche in questo caso, le autorità locali sono intervenute per difendere la dottoressa, auspicando che questi episodi di violenza cessino al più presto.
Sicurezza sotto pressione
L’allarme lanciato dai sindacati di categoria è chiaro: la situazione è ormai insostenibile. “Vertici, incontri, decisioni, sino ad ora, si sono rivelati insufficienti per contrastare un fenomeno in costante crescita. Non possiamo perdere altro tempo,” hanno sottolineato i rappresentanti sindacali. Una manifestazione è solo il primo passo di una protesta che mira a riportare l’attenzione pubblica e istituzionale su una situazione che sta mettendo a rischio non solo la sicurezza del personale sanitario, ma anche la qualità dell’assistenza fornita ai pazienti.