
Nella sfida per la Casa Bianca 2025, il dibattito sulla rete ABC tra la vicepresidente democratica Kamala Harris e l’ex presidente repubblicano Donald Trump ha messo in evidenza due visioni del mondo diametralmente opposte. Da un lato, l’America che Trump descrive come una “nazione in declino”, preda di bande criminali e minacciata dalla guerra nucleare; dall’altro, l’America che Harris vede come ancora in grado di essere una grande potenza globale, aperta a soluzioni bipartisan e capace di offrire speranza ai suoi cittadini.
Trump e l’America “circondata dai nemici”
Trump ha ripreso i toni del suo discorso inaugurale del 2017, evocando un’America minacciata su tutti i fronti: dalla Cina agli alleati europei, accusati di essere infidi, passando per la questione dell’immigrazione illegale, descritta come un fenomeno legato a bande criminali. Ha citato come amico e alleato il premier ungherese Viktor Orbán, noto per le sue leggi contro la stampa e la vicinanza a Putin. Non ha risparmiato critiche a Biden, definendolo “demente”, e a Harris, etichettata come “marxista figlia di un marxista”, dipingendo i democratici come traditori dell’America a favore di Cina e immigrazione.
Harris e la sfida del cambiamento
Harris ha puntato sulla sua visione di un’America in grado di guardare avanti, rivendicando la necessità di un governo “bipartisan” e citando figure come il senatore repubblicano John McCain e l’ex vicepresidente di George W. Bush, Dick Cheney, per dimostrare che è possibile un dialogo tra le parti. Ha respinto gli attacchi personali con fermezza, ricordando a Trump che la sfida non è contro Biden, ma contro di lei. Tra i suoi sostenitori, ha incassato l’appoggio della cantante Taylor Swift, una mossa che strizza l’occhio alle giovani generazioni.
Politica internazionale: due visioni distinte
Sui temi globali, i due candidati hanno offerto approcci nettamente diversi. Trump ha evocato un’intesa con Putin e una possibile soluzione ai conflitti con Russia e Hamas, ribadendo che con lui al potere non ci sarebbero stati attacchi contro Israele o crisi in Ucraina. Harris, invece, ha riaffermato la centralità della Nato e delle alleanze internazionali, sottolineando la necessità di una soluzione a due stati per il conflitto israelo-palestinese, in cui il diritto alla sicurezza di Israele coesista con quello dei palestinesi.
Le due Americhe al bivio
Il confronto ha delineato in modo chiaro due Americhe: la piazza aperta e inclusiva proposta da Harris, contro la fortezza assediata e difensiva di Trump. Le differenze tra i due candidati non riguardano solo temi specifici come aborto, ambiente, inflazione o sanità, ma due visioni opposte del futuro della nazione. Da un lato, Trump si appella alla paura di un’America in declino, minacciata dall’esterno e dall’interno; dall’altro, Harris rappresenta la speranza di un futuro migliore, basato sulla cooperazione e sul rispetto dei diritti individuali.
Con le elezioni ormai vicine, la scelta per gli americani si prefigura più radicale ed esistenziale che mai: optare per il pessimismo di Trump, che invoca una “America First”, o per l’ottimismo di Harris, che punta su un’America che guarda al futuro con fiducia.