Ha scelto anche lui di patteggiare, come Giovanni Toti e Paolo Emilio Signorini. Aldo Spinelli, considerato dai pm il grande corruttore dell’inchiesta della Procura di Genova, era accusato di aver corrotto l’ex governatore ligure, in cambio di finanziamenti al suo comitato elettorale, e l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, con viaggi a Montecarlo e regali di lusso. L’accordo raggiunto da Spinelli con i pm prevede una pena di tre anni e due mesi di carcere (pena per cui Spinelli potrà chiedere l’affidamento in prova) e la confisca di poco più di 470 mila euro, oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici e il divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione. In queste ore, lo stesso Spinelli ha deciso però di parlare per la prima volta dell’accaduto. Raccontando del suo rapporto con Toti.
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Intervistato da Repubblica, Spinelli ha precisato di aver scelto la strada del patteggiamento su consiglio degli avvocati, per evitare un processo che si sarebbe potuto protrarre per anni. Facendo prevalere, così, la volontà di preservare le aziende e la famiglia. Ma ha ribadito la sua innocenza: “In Liguria io ho sempre aiutato tutti, ma alla luce del sole”.
Poi ha parlato del suo rapporto con Toti. Un governatore che, stando alle parole dell’imprenditore ed ex presidente della squadra di calcio del Livorno, “voleva sempre soldi per il suo partitino. Per lui c’era sempre un’elezione, con continue cene elettorali. Sono tutti bravi a prendere, mai a dare”. Spinelli ha anche sottolineato di aver “più volte provato a frenare Toti, che però continuava a chiedere sempre altri soldi”.