Fino all’ultimo a Faenza gli operai avevano lavorato duramente per tentare di arginare l’alluvione in arrivo, con l’allarme rosso già scattato nelle ore precedenti. Erigendo un muro di cemento, componibile: sforzi che purtroppo si sono rivelati vani, visto che l’acqua ha invaso via Silvio Pellico e via Cimatti, e in parte Borgo Durbecco, sulla sponda sinistra del Lamone.
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Proprio la stessa zona era tra quelle colpite dall’alluvione del 5 maggio del 2023. Identi anche l’esito, drammatico: strade sommerse da melma e fango, primi piani delle case non più agibili, sfollati nei palasport e nei centri di accoglienza. Nello specifico, il fiume Lamone che attraversa parte della città si è gonfiato fino a esondare. «A reggere nelle scorse ore – ha spiegato il sindaco Massimo Isola – è stato un altro muro, permanente e consolidato, costato diversi milioni ed eretto negli scorsi mesi sulla sponda destra, quella che non ha esondato».
Qui è scattata la polemica, perché un muro simile il Comune avrebbe voluto costruirlo anche sulla sponda sinistra, quella dei quartieri ancora alluvionati. «Il Marzeno confluisce nel Lamone con una curva in prossimità di via Cimatti, che è stata allagata – ha detto il primo cittadino -. Avevamo proposto alla struttura commissariale un progetto per costruire un muro in questa zona. Viene deciso che poteva essere realizzato con i fondi concessi dall’ordinanza 13bis del commissario. Ma per lungaggini burocratiche non è stato fatto niente». L’argine rinforzato eretto nelle ultime ore si è invece rivelato troppo debole. «Abbiamo fatto tutto con nostre spese e con le nostre ditte. Solo che alle 3 di notte abbiamo visto il terrapieno, ovvero il rinforzo dell’argine, che si è dissolto. L’acqua ha squagliato tutto e poi ha spinto il muro di contenimento realizzato nel pomeriggio. Non abbiamo contezza di cosa sia accaduto nello specifico perché l’area attualmente è inaccessibile».