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Morgan accusato di stalking, il tribunale dà l’ok alla giustizia riparativa: cosa significa

Pubblicato: 27/09/2024 14:39

Il Tribunale di Lecco ha accolto la richiesta di Marco Castoldi, meglio conosciuto
come Morgan, per essere ammesso alla giustizia riparativa nel processo per stalking nei confronti della sua ex fidanzata, Angelica Schiatti. Questa decisione, resa ufficiale oggi, permette all’artista di intraprendere un percorso alternativo per la risoluzione del conflitto con Schiatti. Morgan, che il 13 settembre scorso aveva formalizzato la richiesta, dovrà ora affrontare un percorso di lavoro individuale con specialisti e successivamente incontrare la sua ex alla presenza di un mediatore.
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“Lo stalking con me non c’entra nulla”

Il cantante, difendendosi dalle accuse, ha dichiarato: «Lo stalking con me non c’entra nulla. Ad Angelica Schiatti io avevo scritto poesie, messaggi bellissimi». Il suo obiettivo, attraverso la giustizia riparativa, è quello di risolvere il conflitto in maniera costruttiva, puntando a una possibile riduzione della pena qualora venisse condannato.

L’udienza è stata rinviata al 14 marzo, data in cui il giudice valuterà eventuali questioni preliminari e gli sviluppi del percorso intrapreso da Castoldi. Questo processo parallelo potrebbe avere un peso significativo sull’esito finale del procedimento giudiziario.

“Comprese le nostre intenzioni”

L’avvocata di Morgan, Rossella Gallo, ha espresso soddisfazione per la decisione: «Il giudice ha compreso le intenzioni e l’impegno di Castoldi, riconoscendo l’utilità del percorso presso il Centro per la giustizia riparativa e mediazione penale». L’avvocato ha anche sottolineato l’importanza di non diffondere notizie distorte sui contenuti processuali, ribadendo che Morgan ha già preso le misure necessarie per tutelarsi.

Che cos’è l’istituto della giustizia riparativa

La giustizia riparativa è un modello legale che vede il reato come un danno diretto verso le persone. Questo comporta che chi ha commesso il reato debba impegnarsi a riparare i danni causati dal proprio comportamento. L’approccio prevede la partecipazione attiva della vittima, del responsabile e della comunità, con l’obiettivo di trovare soluzioni che rispondano ai bisogni generati dall’azione criminale.

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