La schiavitù non è qualcosa che riguarda solo il passato. È una pratica che ha radici profonde. Esiste ancora oggi in molte forme diverse: traffico di esseri umani, sfruttamento del lavoro per debiti, sfruttamento dei bambini, sfruttamento sessuale e lavori domestici forzati sono solo alcune. Una più grave e disumana dell’altra. C’è anche un’altra forma di schiavitù nella società “evoluta” in occidente, ed è quella di chi lavora, ma lavora a ritmi estremi con paghe spesso misere. Li chiamano “nuovi schiavi“, appunto. L’ultimo esempio di una lunga serie di tragedie di questo tipo arriva da Torino, dove la procura ha indagato sul suicidio di un autista di camion di un’azienda di logistica, che si uccise lo scorso anno gettandosi da una finestra. Secondo gli inquirenti il camionista si sarebbe tolto la vita per il troppo stress causato proprio dal lavoro. Non è un caso isolato, ce ne sono moltissimi, anche nel nostro Paese.
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Nuovi schiavi, le accuse del pm Vincenzo Pacileo
Nel caso specifico di Torino, il pm Vincenzo Pacileo ha iscritto nel registro degli indagati l’amministratore della società, che ha la sede fuori città, e il responsabile dell’ufficio torinese della ditta che gestiva i turni dei dipendenti. Come riporta l’Ansa, i reati ipotizzati sono omicidio colposo come conseguenza della violazione delle norme su salute e sicurezza nel luogo di lavoro e sfruttamento lavorativo. Secondo la legge italiana, si ha sfruttamento quando insieme all’approfittamento dello stato di bisogno del lavoratore sussiste almeno una delle condizioni elencate: corresponsione delle retribuzioni in violazione della contrattazione collettiva; sottoposizione dei lavoratori a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza o situazioni alloggiative degradanti, violazione reiterata della normativa sull’orario di lavoro ed, appunto, violazione della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro. I nuovi schiavi in Italia sono i braccianti nei campi, le prostitute, i rider, chi fa un lavoro “normale”, come il camionista appunto, ma è costretto a sottostare a orari e imposizioni disumane da parte dell’azienda, per non correre il rischio di perdere il lavoro e lasciare la propria famiglia e i propri figli in mezzo alla strada.