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Titoli di Stato, cambia tutto. Come conviene investire oggi i risparmi dopo le recenti modifiche dei tassi

Pubblicato: 02/10/2024 17:08
Btp

Dopo che la Banca centrale europea – e così anche la Fed americana – ha ridotto i tassi per la prima volta, con quello sui depositi, il più importante per i risparmiatori, che è sceso dal 3,75% al 3,50%, questi guardano a una nuova strategia d’investimento. Una mossa molto saggia, adesso, punta lontano, cioè sui Btp “lunghi”. Il rendimento dei Btp decennali, ma anche di altre scadenze medio-lunghe, potrebbe iniziare presto un lungo cammino per portarsi verso un valore compreso tra il 2 e il 2,5% nell’arco dei prossimi diciotto-venti mesi, spiega Angelo Drusiani sul Corriere. Adesso siamo intorno al 3,5% o al 4% per le scadenze più lunghe. “Immettere in portafoglio, di conseguenza, accanto alla tradizionale quota di Bot, come surroga del contante, scadenze di medio periodo, comprese tra 3 e 5 anni rappresenterebbe una strategia di maggior respiro”.
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L’altro suggerimento che dà Drusiani è di “spostare l’orizzonte anche a durate che si attestino fra sette e dieci anni, con anche una presenza di emissioni con scadenza 15 anni“. Ecco dunque un’ottima strategia di medio-lungo periodo anche per i piccoli risparmiatori. Oltre alle durate brevissime, come Bot e Cct, si possono infatti selezionare titoli di Stato italiani con durate via via crescenti. Un altro consiglio? “Accanto alle emissioni interne, sarebbe buona norma affiancare titoli di debitori governativi di altri Paesi di Eurozona“. Ipotizza Drusiani: “Se la propensione al rischio è di medio livello, si potrebbe ipotizzare una composizione con due punti di riferimento importanti: 30% pro-capite per le scadenze fino a 5 anni e per quelle fino a 10 anni. Volendo, si potrebbero investire direttamente le singole percentuali, per intero, sia sulla scadenza 2027 e sia sulla data di rimborso 2034”.

Poi: “15% per la componente Bot/Cct, mentre per la scadenza quindicinale il 10%. 15% suddiviso tra le durate 10 e 15 anni di emittenti non italiani, ma di Eurozona. Debitori, tutti cinque, con grado di affidabilità di livello medio alto. Da singola A meno al massimo dell’affidabilità, tripla A, assegnato alle emissioni governative tedesche”.

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