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Orban a Pontida: “Salvini è un eroe, ha salvato l’Europa”. Vannacci attacca Tajani

Pubblicato: 06/10/2024 15:13

Il tradizionale raduno della Lega a Pontida ha visto la partecipazione di ospiti di rilievo e discorsi che hanno toccato alcuni dei temi politici più caldi del momento, come la sovranità nazionale, la questione migratoria e la difesa dei confini europei. Sullo storico pratone, luogo simbolo per il partito di Matteo Salvini, la giornata è stata caratterizzata dagli interventi del primo ministro ungherese Viktor Orban e del generale ed eurodeputato Roberto Vannacci. Entrambi, con i loro discorsi, hanno acceso gli animi di una platea già galvanizzata, riaffermando valori di patriottismo, sicurezza e resistenza ai cambiamenti che minacciano, a loro avviso, l’identità nazionale e culturale dell’Europa.
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Viktor Orban: “Salvini un eroe che difende l’Europa”

Accolto da lunghi applausi e cori di sostegno, il premier ungherese Viktor Orban è stato il protagonista principale del raduno, facendo leva su una retorica fortemente incentrata sulla difesa dell’Europa contro l’immigrazione incontrollata e le politiche, da lui definite fallimentari, della sinistra europea. “In Ungheria festeggiamo Salvini come un eroe – ha dichiarato Orban –. Ha chiuso i confini e difeso le case degli italiani, ma in realtà ha difeso l’intera Europa”. Con un tono perentorio, Orban ha poi attaccato duramente il processo Open Arms, definendolo una “vergogna per la sinistra e per tutta l’Europa”, sostenendo che Salvini meriterebbe una onorificenza per il suo operato, anziché affrontare azioni giudiziarie.

L’attacco di Orban al caso Open Arms non è casuale: il leader ungherese, noto per le sue posizioni sovraniste e la sua politica di chiusura delle frontiere, ha sempre appoggiato con forza le politiche migratorie di Salvini, in particolare quando quest’ultimo era ministro dell’Interno. Orban ha definito il segretario della Lega un “patriota europeo” e ha affermato di sentirsi “a casa” tra i militanti della Lega, un’affermazione che sottolinea l’affinità ideologica tra i due leader sul fronte della difesa dei confini e della sovranità nazionale.

L’intervento di Vannacci

Se Orban ha infiammato il raduno con il suo discorso filo-salviniano, altrettanto incisivo è stato l’intervento di Roberto Vannacci, il generale e scrittore che negli ultimi mesi ha guadagnato popolarità per le sue posizioni anti-establishment e il suo saggio dal titolo “Il mondo al contrario”, nel quale critica pesantemente il politically correct e la gestione dell’immigrazione in Italia. Vannacci, accolto da un folto gruppo di sostenitori, ha preso la parola con toni decisi, respingendo le voci che lo dipingono come una figura pronta a sfruttare la Lega per una propria carriera politica. “Dicono che Vannacci voglia usare la Lega come un pullmino – ha ironizzato –. No, io sono qua, credo nella parola data e nell’onore. Andremo avanti tutti insieme e non ci fermeranno”.

Il generale ha poi puntato il dito contro una sinistra che, a suo dire, cerca di dipingere i militanti della Lega come “estremisti pericolosi”. “Dobbiamo stare attenti, perché secondo alcuni voi siete gli estremisti – ha detto Vannacci rivolgendosi al pubblico –. Ma siamo qui perché rispettiamo il voto popolare e difendiamo la sovranità e le tradizioni“. Parole che hanno suscitato l’ovazione della folla, evidenziando un messaggio di unità all’interno del movimento.
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Il rifiuto dello ius soli

Uno dei temi centrali dell’intervento di Vannacci è stato la questione della cittadinanza, con particolare riferimento alla proposta dello ius soli, che ha animato il dibattito politico italiano nelle ultime settimane. La proposta avanzata dal vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani prevede una modifica del sistema di acquisizione della cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, tema su cui Vannacci ha espresso una netta opposizione. “La cittadinanza non si vende, non si regala, non si svende, non si mette su un banchetto del mercato – ha dichiarato –. La cittadinanza si guadagna”.

Il generale ha poi spiegato che in Italia, grazie al principio dello ius sanguinis, i figli degli immigrati possono già ottenere la cittadinanza del Paese di origine dei genitori, quindi non è necessaria una doppia cittadinanza. “Le uniche nazioni che adottano lo ius soli sono quelle che si basano sull’immigrazione, come gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile e l’Argentina”, ha proseguito Vannacci, criticando l’idea che la cittadinanza debba essere concessa in automatico a chi nasce in Italia.

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Ultimo Aggiornamento: 06/10/2024 15:14

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