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PD, bufera interna su Schlein: “Chi vuole andarsene”, da non credere

Pubblicato: 28/06/2025 10:13

PD, tempesta su Schlein: “Chi vuole andarsene”. Il Partito Democratico è di nuovo sotto i riflettori per le crescenti tensioni interne. L’attenzione è tutta su Elly Schlein e la sua decisione di aumentare le spese militari al 5% del PIL entro il 2035. Una decisione che non sembra aver unito il partito, ma piuttosto ha riaperto una frattura interna. Con un voto cruciale al Parlamento europeo all’orizzonte, il fronte riformista si fa sentire con forza, appoggiato da nomi di peso.

Schlein e il nodo delle spese militari

La chiara posizione di Elly Schlein contro il riarmo proposto dalla NATO ha suscitato reazioni forti. Schlein mira a un incremento delle spese militari, includendo la cybersicurezza, spingendo così il PD verso una linea politica a fianco del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. Tuttavia, questa scelta si scontra con le aspettative della NATO e degli Stati Uniti, che sotto l’influenza della dottrina Trump puntano a una maggiore spesa per la difesa.

“Il Pd non può sostenere un simile piano”, ha ribadito Schlein, avvicinandosi alla narrativa pacifista del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra. Ma i socialdemocratici europei, ad eccezione di Madrid, non concordano. In particolare, i tedeschi dell’Spd sostengono la linea atlantista del loro governo, creando una spaccatura tra Schlein e l’internazionale socialista.

Il PD di fronte alle divisioni interne

La posizione di Schlein non convince tutti all’interno del Partito Democratico. Alcuni tra i nomi di spicco della corrente riformista, come Pina Picierno, Giorgio Gori, Pierfrancesco Maran e il presidente del partito Stefano Bonaccini, si oppongono alla linea ufficiale e si dichiarano pronti a sostenere la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Fonti interne al Nazareno riportano che la segretaria “preferisce Sánchez alla sua minoranza interna”, una scelta che potrebbe allontanare definitivamente una parte del gruppo dirigente. Ci sono segnali di possibile scissione, con alcuni esponenti che guardano con interesse a Carlo Calenda e al partito Azione, che condivide posizioni con i liberali di Emmanuel Macron.

Riformisti del PD e l’ombra di Azione

La situazione nel PD si fa sempre più tesa. “Se la segretaria sceglie le posizioni di Marco Tarquinio, Paolo Ciani e Cecilia Strada, minoritarie nella socialdemocrazia europea, ne prendiamo atto. Ma noi stiamo con i vertici delle istituzioni europee”, dichiarano fonti riformiste del Pd.

Ad alimentare la tensione è anche l’intervento di Dario Franceschini, che ha dichiarato: “Con il centro il Pd vince. Conte va lasciato sfogare”. Un colpo mirato a chi, come Schlein, sembra volgere lo sguardo più a sinistra. Mentre le elezioni regionali si avvicinano e Bruxelles si prepara a votare sul piano per il riarmo, il rischio di una rottura si fa sempre più concreto. Parte del PD potrebbe passare con Azione, mettendo a rischio l’equilibrio del partito.

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