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Omicidio Maria Campai, prima di lei altre donne in quel garage. “Chi c’era parli”

Pubblicato: 09/10/2024 09:15

La tragedia di Viadana, un piccolo comune in provincia di Mantova, ha scosso profondamente la comunità locale e oltre. Il 19 settembre, Maria Campai, una donna di 42 anni, separata e madre di due figli ventenni, è stata brutalmente uccisa da un 17enne al termine di un incontro sessuale a pagamento, organizzato attraverso un sito di incontri. Ma questa vicenda ha rivelato un quadro molto più complesso, fatto di violenza, disperazione e segreti non denunciati.
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Prima di Maria, secondo il “circuito di conoscenze” del giovane, potrebbero esserci state altre donne che hanno avuto incontri simili con lui. Tuttavia, a differenza della povera Maria, queste donne non sarebbero state aggredite, o, se lo fossero state, avrebbero preferito non denunciare. È frequente che, nel mondo della prostituzione, per evitare complicazioni con la giustizia o per paura di esporsi, si scelga di non rivolgersi a forze dell’ordine o ospedali, anche nel caso di ferite gravi. Questo comportamento potrebbe essere legato anche al timore di essere scoperte come irregolari dal punto di vista della documentazione di soggiorno.

L’omicidio efferato

Il giovane assassino, terzogenito di una famiglia albanese, ha strangolato Maria con una mossa da wrestling, colpendola ripetutamente, in particolare al volto, nel garage dell’abitazione di famiglia. Dopo aver massacrato la donna, ha nascosto il cadavere sotto foglie e arbusti in una villa disabitata nelle vicinanze. La violenza è esplosa dopo un litigio legato ai soldi: Maria avrebbe richiesto 350 euro, mentre inizialmente ne erano stati pattuiti solo 200. Nel passato del ragazzo non risultano segnalazioni di comportamenti anomali a scuola. Frequentava un istituto tecnico per elettricisti e, secondo i professori, non aveva mai mostrato atteggiamenti minacciosi. Anzi, veniva descritto come uno studente regolare e rispettoso. Tuttavia, l’immagine di un adolescente apparentemente normale si contrappone violentemente alla brutalità del crimine che ha commesso.

Le indagini e il ruolo della famiglia

Gli inquirenti continuano ad analizzare ogni dettaglio, ma finora non emergono prove di complicità da parte della famiglia del ragazzo. Le tracce del delitto sono state trovate nel garage trasformato in una palestra, dove il giovane si allenava, spesso postando foto e video sui social. Dopo aver ucciso Maria, il ragazzo ha continuato la sua vita quotidiana senza mostrare alcun segno di turbamento: è tornato a scuola, ha frequentato la palestra di Mma, lo sport da combattimento che tanto amava, e ha continuato a cercare altre escort su Internet. Le prove raccolte dagli investigatori suggeriscono che il ragazzo stesse studiando pratiche di sesso estremo e tecniche di uccisione a mani nude già da tempo. Questo dettaglio supporta l’ipotesi di premeditazione, rafforzando l’accusa formulata dalla Procura di Mantova. Nonostante l’età dell’assassino, il quadro probatorio sembra rendere difficile la difesa basata su una presunta incapacità di intendere e volere. Maria Campai era stata coinvolta in questo tragico episodio per una serie di circostanze casuali. Il ragazzo cercava una prostituta per soddisfare i suoi desideri violenti, e Maria, disperata per i suoi problemi economici, aveva accettato l’incontro. Lavorava tra Emilia e Lombardia, spesso accompagnata da familiari o amici, e si spostava anche in tarda notte pur di guadagnare qualche soldo.

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Ultimo Aggiornamento: 09/10/2024 09:19

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