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Perché la guerra a Israele è una guerra all’Europa (e all’Occidente)

Pubblicato: 10/10/2024 15:24

Il 7 ottobre 2023 l’Iran ha dichiarato guerra a Israele usando come strumento militare Hamas, cioè una delle sue “proxy” regionali. Va letta così la guerra che oggi piaga il Medio Oriente, in una dimensione ben più ampia del conflitto israelo-palestinese.

Alla base del conflitto vi è il tentativo dell’Iran di ostacolare la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, un processo che era ormai in fase avanzata. Questo accordo avrebbe rappresentato un passo significativo verso la stabilità nella regione, aprendo peraltro la strada a un possibile accordo di pace tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese, come dimostrano gli intensi diplomatici che il presidente Mahmoud ABBAs aveva intrapreso con il governo saudita el settembre del 2023, in contemporanea con le prime storiche visite di esponenti del governo israeliano in Arabia Saudita. In cambio della normalizzazione, l’Arabia Saudita avrebbe ottenuto il via libera dagli Stati Uniti per sviluppare un proprio programma nucleare civile, un progetto ambizioso che avrebbe segnato una svolta nelle dinamiche di potere in Medio Oriente e aperto peraltro le porte alla inevitabile transizione ecologica del Regno.

In questo processo di normalizzazione e sviluppo economico si inserisce anche il grande progetto dell’India – Middle East – Europe Economic Corridor, un’infrastruttura commerciale che collegherebbe India, Medio Oriente ed Europa, creando nuove opportunità economiche e ridisegnando gli equilibri geopolitici globali. Tale corridoio rafforzerebbe il ruolo dell’India e dell’Europa nella regione, marginalizzando l’influenza dell’Iran e della Cina (e del suo progetto alternativo della Via della Seta). Più in generale, dal punto di vista geopolitico, la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita rappresenterebbe un riconsolidamento del ruolo degli Stati Uniti nell’area. In questo scenario, l’Iran, sentendosi minacciato da un possibile isolamento, ha deciso di reagire attraverso l’uso della forza, cercando di bloccare il processo di normalizzazione con Israele e di contrastare il crescente ruolo occidentale e indiano.

L’Iran sta quindi cercando di sabotare questo vasto piano geopolitico, ma finora senza successo. La sua posizione di potenza regionale è messa a repentaglio, e il regime degli ayatollah si trova di fronte a una vera e propria sfida esistenziale. Inoltre, il crescente ruolo degli Stati Uniti e dell’India nella regione ridurrebbe anche la presa della Cina, che è un alleato strategico di Teheran.

Per l’Europa, è fondamentale comprendere che questo conflitto non riguarda solo Israele o il Medio Oriente, ma l’intero Occidente. Se non riusciamo a inquadrare questa guerra in termini globali, rischiamo di non comprendere appieno le implicazioni geopolitiche del conflitto. La guerra contro Israele è in realtà una guerra contro l’Occidente e, di conseguenza, contro l’Europa. Proprio come il conflitto in Ucraina, anche questo scontro mette a rischio la stabilità e la sicurezza dell’intero blocco occidentale.

L’Europa non può permettersi di ignorare le dinamiche in atto. La posta in gioco è molto alta e coinvolge direttamente i nostri interessi strategici. La guerra contro Israele è, in definitiva, una guerra contro i valori e gli interessi che l’Occidente rappresenta, ed è cruciale che l’Europa ne sia consapevole per poter agire di conseguenza. Il destino del Medio Oriente non è solo un affare regionale, ma ha ripercussioni globali che influenzano anche la nostra sicurezza e la nostra stabilità.

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Ultimo Aggiornamento: 10/10/2024 15:39

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