
Oggi, venerdì 11 ottobre, viene lanciata una nuova serie dedicata alla nascita degli 883, che esplora i primi anni della band e il complesso legame tra Max Pezzali e Mauro Repetto. Si tratta di una narrazione che raccoglie elementi di musica e autentica amicizia ambientata nei mitici Anni ’90, una storia condivisa da molte generazioni, raccontata in ‘Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883’, una produzione originale di Sky creata da Sydney Sibilia.
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«Questa è una storia universale, poiché i sentimenti che animano Max e Mauro rispecchiano quelli dei giovani di oggi», sottolinea Sibilia durante la presentazione della serie al Teatro Alcione di Milano, aggiungendo che gli ex membri degli 883 hanno visto la produzione e ne sono rimasti colpiti. «Non si tratta di una serie didattica – enfatizza il regista e sceneggiatore – ma di un teen drama, il fatto che sia basata su eventi reali e sui 883 è solo una coincidenza».
«’Gli anni’ è l’ultima canzone scritta da noi due insieme ed è come un fischio di chiusura», ha spiegato Repetto. «Nella frase ‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar’, pur riconoscendo la bellezza della canzone, spero in qualcosa di diverso. Voglio andarmene, partecipare alla settimana della moda, scoprire una donna che considero la più affascinante al mondo in quel momento».
Repetto oggi ricopre un importante ruolo come event executive presso Walt Disney Company e ha l’opportunità di sfatare alcuni miti sul suo passato. Tuttavia, non ha intenzione di rivendicare la sua parte nella storica canzone: «No, non lo farò mai, poiché volevo chiudere quel capitolo. È come lasciare una relazione senza cercare di tornare indietro. Non ho più guardato a quella canzone e non ho mai ricevuto proposte in tal senso. Nessuno mi chiederà mai di firmare ‘Gli anni’, e io non farò mai tale richiesta, visto che ho scelto di andare avanti per i motivi che ti ho esposto».
«Non siamo più compagni di banco», afferma, «ma se ci trovassimo, passeremmo ore a ridere insieme. L’ultima volta che ci siamo visti, all‘Arena di Verona con Amadeus, abbiamo trascorso una serata piena di risate. Quindi, non c’è un rapporto di affetto del tipo che ci si aspetta da familiari, non ci cerchiamo, ma quando il destino ci riunisce, ti assicuro che tornano in mente i nostri giorni di scuola. Tuttavia, non siamo colleghi, non lo siamo mai stati; abbiamo condiviso momenti da veri compagni, e se un giorno dovessimo ritrovarci, saremo entrambi felici, ma deve accadere naturalmente, senza cercarci».