
“Nel pomeriggio ho bevuto 5 o 6 drink e due bottiglie di vodka, il coltello l’ho preso quando sono uscito dopo le due di notte perché ero nervoso, era una giornata no”. Così ha raccontato Daniele Rezza, 19 anni, ripercorrendo la notte del 11 ottobre in cui ha ucciso Manuel Mastrapasqua, un giovane di 31 anni. Mastrapasqua stava tornando a casa a piedi, dopo il suo turno di lavoro come magazziniere in un supermercato di Milano.
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La confessione agghiacciante
Era al telefono con la fidanzata Ginevra, ignaro del tragico destino che lo attendeva. Rezza lo ha accoltellato al petto, con l’unico intento di “rubargli qualcosa”, lasciandolo agonizzante vicino alla fermata del tram 15. Manuel morirà poco dopo in ospedale. Daniele Rezza è stato fermato due giorni dopo, mentre tentava di fuggire all’estero, alla stazione ferroviaria di Alessandria. Durante l’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari (gip), ha raccontato nel dettaglio quella notte. “Ho preso il coltello conficcandoglielo nel petto, ma l’ho tolto subito”.
“Ho sentito solo un sospiro, qualcosa, ma non ho visto sangue”, ha detto. Ha poi spiegato di essere abituato a consumare alcol e droghe: “Fumo hashish e bevo tanto, mischio birra, vino e superalcolici. Non tutti i giorni, ma spesso, sono epilettico”. Rezza ha continuato il suo racconto, ammettendo di essere scappato subito dopo l’aggressione, senza neppure accorgersi delle condizioni di Manuel. “La mattina dopo ho visto su TikTok che era morto un ragazzo, pensavo forse sono stato io”, ha aggiunto.
Nonostante questo, ha confessato di non essersi subito costituito: “Volevo andarmi a costituire la sera stessa, ma i miei genitori non ci credevano”. Concludendo il suo racconto, Rezza ha detto di aver provato una sorta di vuoto quando ha realizzato di aver tolto la vita a qualcuno. “A me dispiace, non conosco la sua famiglia, ma ho tolto la vita a qualcuno”, ha detto, riflettendo sulle conseguenze del suo gesto.