
La sentenza della Cassazione riguardante il caso di Carlotta Benusiglio, stilista trovata morta impiccata nel maggio 2016 a Milano, ha confermato che si è trattato di un suicidio e ha assolto Marco Venturi, ex fidanzato della vittima, dall’accusa di omicidio. La Cassazione ha ribadito che Venturi non ha strangolato Carlotta né ha simulato il suo suicidio. La morte è avvenuta per “asfissia meccanica da compressione” in seguito a un “atto di auto impiccagione”.
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Venturi era stato inizialmente condannato a sei anni per “morte come conseguenza di altro reato”, in relazione a presunti atti di stalking, ma la Corte d’Appello lo ha poi assolto da tutte le accuse, inclusa quella di atti persecutori. La Cassazione ha confermato questa decisione, affermando che le accuse di stalking non erano supportate da dimostrarsi affidabili e che le testimonianze contro Venturi erano basate su informazioni apprese da fonti non verificabili, in alcuni casi smentite da atti investigativi.
I giudici dunque hanno smentito che ci siano stati atti persecutori anche perché Carlotta Benusiglio “non aveva cambiato le sue abitudini di vita e, durante la relazione con Venturi, non aveva temuto per l’incolumità sua e dei prossimi congiunti né era stata affetta da uno stato d’ansia, provocatole dal compagno, più intenso rispetto a quello che chiunque è costretto ad affrontare o vivere nei rapporti conflittuali”. La Procura generale e la famiglia di Carlotta invece, come avevano ribadito nel ricorso presentato in Cassazione, hanno sempre sostenuto che l’ex compagno era responsabile di un comportamento “persecutorio e umiliante che ha distrutto la psico e la vita di Carlotta” che “viveva posta in uno stato di disagio psichico e fisico”.
La ragazza invece ha sempre “mantenuto piena e incondizionata autodeterminazione senza patire alcuna limitazione della libertà morale in qualche modo ricollegabile a comportamenti persecutori di Venturi”.