Liste d’attesa sempre più lunghe e cittadini intrappolati in un sistema che sembra non funzionare. La situazione è allarmante: ci vogliono cinque mesi per operare un tumore e fino a 480 giorni per una visita oncologica di controllo. Questi numeri emergono dal Rapporto civico sulla Salute di Cittadinanzattiva, presentato a Roma, che fotografa una realtà drammatica per chi cerca cure nel Servizio sanitario nazionale.
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Nel 2023, il 7,6% dei cittadini ha rinunciato a curarsi, un dato in crescita rispetto all’anno precedente. Le liste d’attesa sono il motivo principale. La segnalazione più ricorrente riguarda proprio le attese infinite e la difficoltà a prenotare visite ed esami. Le attese medie, in alcuni casi, superano di gran lunga i tempi previsti. Per esempio, una prima visita oculistica, che andrebbe fatta entro 120 giorni, richiede ben 468 giorni. Per un controllo oncologico ci vogliono 480 giorni, mentre un ecodoppler programmabile si può aspettare anche 526 giorni.
Il Sud e il Centro fortemente penalizzati
I numeri parlano chiaro. Al Sud e al Centro Italia la situazione è peggiore, con un numero maggiore di persone che decidono di rinunciare alle cure. Al Nord la situazione è un po’ più stabile, ma comunque non rosea. Anche l’assistenza territoriale peggiora: nel 2023 le segnalazioni di disservizi sono aumentate del 5,1%. I problemi principali riguardano il rapporto tra i cittadini e i medici di famiglia, i pediatri e l’assistenza continuativa.
Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, sottolinea come il rapporto tra cittadini e sanità sia ormai bloccato sull’accesso alle cure. “Le segnalazioni del Rapporto civico, da sempre termometro del rapporto tra cittadini e Servizio sanitario, ci restituiscono un fermo immagine da anni bloccato sull’accesso”, afferma.
Il grido d’allarme è chiaro: servono maggiori risorse per la sanità pubblica, che troppo spesso viene utilizzata come un salvadanaio per tappare i buchi di bilancio, senza pensare alle reali necessità dei cittadini.