Brutte notizie per i proprietari di case, perché è in arrivo una stangata da parte del Fisco. Vediamo, dunque, su cosa l’Erario viene a battere cassa. Il problema interessa chi ha una seconda casa. Spesso molti, quando ne acquistano una, decidono di farlo come investimento. Però ci sono diversi aspetti da considerare. Il Fisco, infatti, potrebbe chiedere il pagamento di una doppia tassazione con Irpef e Imu. Per la seconda casa le tasse non sono le stesse previste per la prima: l’imposta catastale e l’imposta ipotecaria graveranno per 50 euro ognuna su chi acquista ma a essere più pesante è l’imposta di registro. Mentre per la prima casa è pari al 2% del valore catastale, dalla seconda casa in poi sale al 9%. Oltre a queste spese, ogni anno poi si dovranno pagare anche Imu, Tari e, in alcuni casi, Irpef. Se la prima casa non è soggetta a Imu (a meno che non sia di lusso), al secondo immobile invece tocca. Una soluzione per risparmiare, però, potrebbe essere quella di concederlo a un parente di primo grado in comodato d’uso gratuito per avere così la base imponibile ridotta al 50%. E le altre tasse?
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Come spiega Patrizia Del Pidio su Money.it, c’è poi la questione Tari (che già si paga sulla prima casa): qui la tariffa è applicata dai Comuni e, “proprio per questo motivo, varia da una zona di residenza all’altra. A determinare l’importo della tassa, in ogni caso è la metratura della casa e il numero di occupanti”. Attenzione, perché va pagata anche nel caso in cui l’immobile sia sfitto. Ma la parte più spinosa riguarda proprio l’Irpef. In quali casi si deve? “L’Irpef non è dovuta sugli immobili assoggettati a Imu”, ma “una casa sfitta nello stesso Comune in cui è ubicata l’abitazione principale prevede anche una imposizione all’Irpef“. Quindi, se si possiede una seconda casa sfitta nello stesso Comune in cui si vive, “si dovrà pagare oltre all’Imu anche l’Irpef”. Come previsto dal Dpr 917 del 1986 articolo 41: “Per gli immobili interessati la tassazione ai fini IRPEF avviene sulla rendita catastale dell’unità immobiliare rivalutata del 5%, aumentata di 1/3 (in quanto immobile tenuto a disposizione), e ridotta al 50% per effetto di quanto previsto dal D.L. n. 147/2013″.
Ma le grane non finiscono qua. Infatti, a partire dal 2025 c’è una “bella” sorpresa per i proprietari: costerà di più ristrutturarle. Spiega ancora Del Pidio: “Il bonus ristrutturazione nel 2025, infatti, anche se è stato prorogato al 50% con questa aliquota è destinato solo all’abitazione principale. Per le seconde case la percentuale di sconto sulle spese di ristrutturazione scende al 36%. Qualsiasi intervento sulla seconda casa, di conseguenza, peserà maggiormente sul proprietario”. Infine, per effetto dell’ultima manovra del governo, chi ha ristrutturato una seconda case con il superbonus è obbligati ad aggiornare le rendite catastali della casa in questione, vedendo così aumentare le tasse e le spese che la riguardano, a partire dall’Imu stessa.