L’operazione di spionaggio condotta dall’agenzia Equalize, scoperta recentemente dagli inquirenti italiani, svela un’inquietante rete di corruzione, ricatti e violazione della privacy a fini politici e di profitto economico. Dall’ufficio di Milano, il team di Equalize, composto da esperti di cybersecurity e personaggi legati al mondo delle istituzioni, ha orchestrato un sofisticato schema per accedere illegalmente ai database delle forze di polizia italiane e ad informazioni riservate, mirando a ottenere il controllo su persone influenti e su una varietà di contesti decisionali.
Uno degli episodi più gravi è la presunta violazione dell’indirizzo email del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, simbolo della delicatezza e della pericolosità delle loro operazioni. Questo attacco non è stato un’iniziativa isolata, ma il culmine di una serie di accessi illeciti progettati per ottenere dati sensibili da un cervellone informatico utilizzato dalle forze dell’ordine, lo Sdi (Sistema di indagine).
La struttura dell’organizzazione rivelata dalle indagini dimostra un’intesa tra professionisti del settore della sicurezza e hacker, che hanno saputo sfruttare falle interne e corrompere alcuni funzionari. Gli stessi funzionari sono stati messi a stipendio mensile dall’agenzia per facilitare gli accessi. Ma il salto di qualità è arrivato con il coinvolgimento dell’hacker Nunzio Calamucci e il suo team, che sono riusciti a infiltrarsi autonomamente nel sistema del Ministero dell’Interno. Con l’aiuto di ex collaboratori che avevano lavorato alla programmazione del server, il gruppo ha potuto ottenere un accesso di lungo termine ai dati sensibili dello Stato.
L’obiettivo principale di Equalize sembra essere stato quello di garantire vantaggi politici ed economici ai propri clienti. La rete di conoscenze del manager Enrico Pazzali è risultata utile per favorire candidati specifici, come l’appoggio fornito al presidente della Lombardia Attilio Fontana in occasione delle elezioni regionali del 2023. Tramite le informazioni ottenute, Equalize avrebbe cercato di influenzare negativamente l’immagine di figure politiche contrarie o competitori, come nel caso di Letizia Moratti, opponente politica di Fontana.
A livello operativo, Equalize offriva una piattaforma, Beyond, capace di analizzare e catalogare le informazioni ottenute dai database. Questa piattaforma era in grado di segnalare in modo rapido e preciso ogni eventuale dettaglio compromettente sui soggetti di interesse, compresi i procedimenti legali e i reati in corso. Per i potenziali clienti, questo servizio veniva presentato come legale e sicuro, mascherando però l’illegittimità delle fonti.
Il giro di affari, tuttavia, aveva una portata ben più ampia della sola sfera politica. Secondo le dichiarazioni degli stessi indagati, il mercato di riferimento comprendeva anche ex appartenenti delle forze dell’ordine e dirigenti di grandi aziende. I leader di Equalize sembravano consapevoli dei rischi, ma erano convinti del valore delle informazioni a cui potevano accedere e del potenziale profitto, dichiarando che avrebbero rischiato la detenzione solo per cifre molto elevate.
Questa vicenda non è solo un caso di criminalità informatica, ma un esempio di quanto la tecnologia e il controllo delle informazioni sensibili possano diventare strumenti di potere nelle mani di chi è disposto a violare la legge. Le indagini in corso gettano luce su un sistema in cui la privacy e la sicurezza nazionale sono state messe a rischio per interessi privati, un monito per rafforzare i controlli e limitare le possibilità di abuso da parte di chi si muove ai margini della legalità.