Una lista di paesi sicuri «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». A scriverlo è stato il Tribunale di Catania, all’interno del provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato.
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L’Egitto rientra nell’elenco dei 19 Paesi che in base all’ultimo decreto varato dal governo Meloni è considerato «sicuro»: questo. nelle intenzioni del legislatore dovrebbe consentire l’espulsione «per direttissima» del migrante, senza esaminare la domanda di protezione. Ma la norma, come fatto notare pochi giorni fa, contrasta con una sentenza della Corte di giustizia Ue e di una direttiva comunitaria: in base a queste fonti un Paese può essere considerato sicuro solo quando tutte le categorie di cittadini, nessuna esclusa, sono al riparo da trattamenti che violano i loro diritti.
Per questo il giudice di Catania Massimo Escher ha scritto che l’Egitto «è uno dei Paesi in cui si applica la pena di morte e il numero delle esecuzioni è fra i più alti del mondo, in tutto il Paese si sono verificati anche recentemente casi di detenzioni arbitrarie e arresti senza mandato da parte delle forze di polizia, è comune la pratica della detenzione preventiva e non sono infrequenti le sparizioni forzate».
Pronta la replica di Matteo Salvini: «Per colpa di alcuni giudici comunisti il Paese insicuro ormai è l’Italia». Questa mattina al Csm è stato chiesto di aprire un fascicolo per tutelare le toghe dagli attacchi della politica; anche la corrente di Unicost aveva manifestato solidarietà ai colleghi magistrati: «Ignobili attacchi personali e alla vita privata».