Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane, Giorgia Meloni osserva attentamente il panorama politico statunitense, e il “fattore Trump” sembra rappresentare un’incognita. Mentre la base di Fratelli d’Italia mostra simpatia per l’ex presidente, la premier sembra sperare, almeno segretamente, in una vittoria di Kamala Harris. Nonostante pubblicamente abbia mostrato aperture a Trump, Meloni è consapevole che un suo ritorno potrebbe complicare la gestione politica interna e internazionale per l’Italia, in particolare a causa del ruolo crescente di Matteo Salvini in politica estera.
La complessa relazione con Trump: tra opportunità e rischi
Meloni ha espresso pubblicamente il proprio supporto per Trump, arrivando a farsi premiare da Elon Musk per consolidare questo legame. In privato, però, la premier riconosce che una vittoria repubblicana comporterebbe dei costi importanti per l’Italia: da una possibile imposizione di dazi che danneggerebbero le esportazioni italiane, all’incremento delle spese militari che graverebbe su un bilancio già sofferente. Salvini, al contrario, considera una vittoria di Trump come un’opportunità per rafforzare la sua influenza politica, soprattutto sulle questioni di politica estera e sul sostegno all’Ucraina.
Per questo motivo, Meloni preferisce muoversi con cautela, evitando prese di posizione eclatanti, ma lavorando per mantenere rapporti stretti con entrambe le parti. A tal fine, ha coinvolto il deputato Andrea Di Giuseppe, amico di Trump e rappresentante delle relazioni con la comunità italoamericana, per seguire le elezioni direttamente dagli Stati Uniti e farsi portavoce delle aspettative italiane. Il piano di Meloni è chiaro: porsi come ponte tra un’eventuale amministrazione Trump e l’Europa, rafforzando il ruolo dell’Italia come interlocutore diplomatico tra Washington e Bruxelles.
Le preoccupazioni per un ritorno di “America First”
In realtà, i timori di Palazzo Chigi verso un ritorno di Trump sono molti e radicati, soprattutto dopo l’ultima visita della premier negli Stati Uniti. Meloni ha incontrato figure vicine al trumpismo e grandi aziende americane, ma il suo timore verso una politica commerciale protezionista è rimasto intatto. La filosofia “America First” potrebbe penalizzare gravemente le esportazioni italiane, e il rischio che il made in Italy venga penalizzato dai dazi statunitensi è concreto.
Anche dal punto di vista politico, un’eventuale vittoria di Trump metterebbe Meloni in una posizione delicata rispetto al sostegno dell’Italia all’Ucraina. Salvini è pronto a rivedere la linea filoeuropea in favore di una più cauta, o persino critica, posizione verso Kiev. Al contrario, Meloni non può permettersi di disattendere gli accordi con le cancellerie europee senza subire una forte perdita di credibilità. Inoltre, un successo di Trump rischia di rafforzare la destra sovranista in Europa, spingendo ulteriormente le forze anti-europeiste.
Tajani e la preferenza verso Harris
In questo intricato gioco diplomatico, anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani rimane neutrale, pur preferendo, come Meloni, una vittoria democratica. La sua affiliazione al Partito Popolare Europeo, tradizionalmente europeista, lo pone infatti in una posizione difficile nel caso di un’Italia troppo vicina al trumpismo. Tajani teme che un forte appoggio a Trump da parte di Meloni e Salvini possa mettere in crisi il suo ruolo all’interno della coalizione, spingendolo a riconsiderare il proprio posizionamento politico.
In bilico tra diplomazia e realpolitik
L’Italia si trova quindi ad affrontare una fase di incertezza, dove la cautela e la capacità di navigare tra i cambiamenti geopolitici saranno fondamentali. Giorgia Meloni, consapevole delle conseguenze economiche e politiche di un eventuale ritorno di Trump, adotta una strategia pragmatica, mantenendo aperti i canali diplomatici con entrambe le forze in campo. La Premier però sa che, nel cuore della politica italiana, gli equilibri di coalizione sono sempre più instabili, con un Salvini pronto a cavalcare l’onda del trumpismo e un Tajani in difesa dell’europeismo.
Per Meloni e il suo governo, le elezioni americane rappresentano una sfida che potrebbe ridefinire l’intera strategia diplomatica dell’Italia. Nell’attesa di conoscere i risultati, il governo si prepara a navigare tra speranze, preoccupazioni e la consapevolezza che, qualunque sia l’esito, l’equilibrio geopolitico e interno sarà destinato a mutare profondamente.